Vitzente Pillai

Non conoscevo personalmente Vincenzo Pillai, ma quattro anni fa a Capo Frasca c’era anche lui e il suo discorso mi aveva emozionato non poco. I compagni sardi che mi stavano a fianco, di cui porto un ricordo di ognuno di loro nel mio cuore, stavano ad ascoltare Pillai e applaudivano forte. Ascoltavo attentamente quello che diceva e percepivo, nelle sue parole, un vissuto a me vicino, diceva: «abbiamo fatto, in passato, manifestazioni in 10 per chiedere la chiusura delle basi militari, anche di quelle più piccole di cui non si conosceva neanche l’esistenza, per affermare che la Sardegna deve essere una terra di pace». La sua frustrazione al pensiero di quelle manifestazioni scarsamente partecipate rappresentava solo un ricordo, un monito da lanciare dal piccolo palco, dopo aver visto la folla dei partecipanti. «A voi giovani, dico, non lasciatevi portare via tutto questo: guidate noi anziani che, in questo tempo, abbiamo fatto quello che abbiamo potuto e ora non possiamo dare un grande contributo», ha concluso così il primo e unico discorso che ho potuto ascoltare. Parola dopo parola sentivo che il suo impegno per il pacifismo e il disarmo era stato portato avanti contro tutto e tutti; sentivo che le parole “Sardegna terra di pace” in lui non erano utopie e che quel giorno, in quella stretta lingua di terra fra la base e Sant’Antonio di Santadi, erano più vive che mai. Anche in lui. 
Qualcuno ha caricato su YouTube il suo intervento a Capo Frasca, è bene riascoltarlo tutto: lo pubblico qui, affinché qualcuno clicchi su play e lo ascolti.