Il Capitale agisce: isteria e lucida razionalità

Lo spread visto da Diego Bianchi – Zoro (fonte: «Il Post»).
Lo spread è altissimo, lo spread si abbassa, lo spread aumenta e si stabilizza: 187 punti base. «Dobbiamo aver paura?», chiedeva qualche giorno fa Giovanna Reanda di Radio Radicale ad un giornalista di «Avvenire» in collegamento dal Quirinale, subito dopo la conferenza stampa di Luigi di Maio. Il giornalista di «Avvenire», Picariello, rispondeva così: «Il problema è tutto proiettato su conti ed economia ed è notevole: quello che arriva dai mercati attraverso lo spread è un segnale inequivocabile». Un segnale inequivocabile che ieri mattina veniva ricordato anche dal «Quotidiano Nazionale» (ovvero la testata che comprende «Nazione», «Resto del Carlino», «Il Giorno») che pubblicava un’infografica molto utile per la comprensione del fenomeno “spread”, di cui improvvisamente si è di nuovo tornati a parlare. Nel 2008, si legge nell’infografica, lo spread era di 37 punti (Governo Prodi), in tre anni arriva al massimo storico (574 punti) sotto il Governo Berlusconi, scese col Governo Monti (287 punti), scese ancora con Letta toccando il minimo con Gentiloni (a Giugno 60 punti), nonostante si vede che sotto Renzi fosse arrivato a quasi 80 punti. Siamo di nuovo di fronte alle agenzie di rating che elaborano il fattore  di “rischio paese” e iniziano la speculazione finanziaria conseguente: non sono un economista, ma la storia è sempre la stessa.

La stessa da quando JPMorgan (nel 2013, in questo documento) disse che le Costituzioni dei paesi “euromediterranei” mostravano «una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo» perché quei sistemi politici «sono stati instaurati in seguito alla caduta di dittature e sono rimasti segnati da quell’esperienza».

Il capitale agisce nervosamente armandosi di lucida razionalità consegnando agli strumenti di propaganda massmediatica nazionale e internazionale l’ideologia dominante della governabilità, facendo in modo che gli emissari della “nuova politica” si preoccupino di farsi portavoce del “superamento delle ideologie”, che si traduce nell’approvazione del pensiero unico 10 volte su 10.

Il capitale agisce e attraverso la propaganda inculca quel concetto prima esposto (la governabilità) nei confronti degli elettori, dei (s)cittadini, degli italiani tutti. Se il capitale re-agisce, la politica si adegua: Salvini e Di Maio partono incendiari e fieri ma arrivano pompieri proponendo un nome come quello di Conte che si tradurrebbe in un Monti bis, senza troppi giri di parole. Un po’ come la Le Pen che è partita con l’uscita dall’Euro ed è arrivata a dire come «l’uscita dall’Euro non è più una priorità».
La popolazione, tuttavia, è allo stremo (soprattutto da un punto di vista psicologico) e tremendamente confusa, dunque non comprende realmente quel che accade nell’oggi e nell’attuale: qualora il cosiddetto “governo gialloverde” dovesse insediarsi avrà modo di rabbonire una fetta consistente di popolazione attraverso proclami, spot, briciole da dare a chi sta peggio per compensare l’introduzione dell’ingiusta flat tax. Non mi stupirebbe sentire già qualcuno per strada affermando cose tipo: «Hai visto? Il governo di Salvini e Di Maio m’ha dato il sussidio x/y per la tale cosa», senza contare che non c’è nessun governo e che magari quella domanda l’aveva inoltrata un anno e mezzo fa. Cose di questo genere. [Il post è volutamente tronco e finisce così senza “lieto fine”, anche perché non credo ce ne sia uno].