L’olocausto della memoria digitale

Marzo 2019, MySpace, antesignano dei social e luogo in cui si condivideva musica, brani originali et similia, perde gran parte del suo patrimonio a causa di una migrazione di server non andata a buon fine
L’unica testata italiana ad occuparsene con un certo taglio, sia essa online o cartacea, è stataIl Giornale della Musica: a corredo del pezzo firmato da Jacopo Tomatis campeggia una fotografia di una biblioteca con una didascalia decisamente appropriata «Una biblioteca vuota, o chiusa, rimane sempre una biblioteca. MySpace – semplicemente – non esiste più».
L’autore dell’articolo ha  poi aggiunto, parafrasando McLuhan: 

«La novità della rivoluzione di internet, con cui non abbiamo ancora fatto i conti fino in fondo, è che ora la sparizione del medium è anche la sparizione del contenuto».

MySpace ha perso più di 50 milioni di brani caricati sulla piattaforma prima del 2016, come riporta il ‘Guardian’: «Myspace, un tempo potente social network, ha perso ogni singolo contenuto caricato sul suo sito prima del 2016, compresi milioni di canzoni, foto e video che non erano stati caricati in nessuna altra piattaforma. […] Sono andati perduti più di 50 milioni di tracce appartenenti a 14 milioni di artisti, tra cui canzoni che hanno portato alla ribalta la cosiddetta “Myspace Generation”, come Lily Allen, Arctic Monkeys e Yeasayer. Oltre alla musica, il sito ha anche accidentalmente cancellato foto e video memorizzati sui suoi server». 
Il commento da parte dell’azienda che stava rilanciando la piattaforma, a seguito di anni di crisi, è stato semplicemente: «We apologize for the inconvenience». Ci scusiamo per  l’inconveniente.

Riecheggiano prepotentemente le parole scritte da George Orwell:

Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato

ma, quanto scritto in ‘1984’ non fa riferimento ad un fantomatico passato sovietico, come detto da una tradizione liberale ed antimarxista nel corso degli anni. Quella frase indica quello che sta succedendo adesso, nei nostri giorni, ad Urss crollata e ad umanità soggiogata dal pensiero unico del liberismo. Dove il profitto regna sulla conoscenza, sulle persone e su qualsiasi forma di vita.

TNT – Scambio etico: «Faremo la stessa fine di MySpace»
In un lungo comunicato pubblicato sul sito scambioetico.org Luigi Di Liberto, responsabile di TNT Village, «l’unica piattaforma al mondo di scambio etico ha dichiarato»: «Myspace ha perduto 50 milioni di contenuti per un banale errore tecnico. […] È quello che a breve avverrà a TNT Village che conserva la conoscenza su 150.000 release, ordinate, commentate, curate, da un gruppo di moderni bibliotecari della conoscenza, che a spese proprie e rischiando di persona, mettono a disposizione di tutti la conoscenza su quello che gli italiani vogliono condividere, proprio mentre i bibliotecari pagati con soldi pubblici accettano l’abbraccio (per loro mortale) degli editori. Più di 1.300.000 italiani hanno scelto di iscriversi a TNT Village, sebbene potessero scaricare liberamente senza neppure farlo, e molti ci chiedono quotidianamente di farlo da quando abbiamo chiuso le iscrizioni perché i nostri server non reggono più il carico. Ma se la sorte di TNT Village è segnata non ce ne andremo senza lottare per i diritti dei cittadini alla loro memoria, per il Diritto e per la legge, come stiamo facendo da 14 anni con l’aiuto di tutti quelli che non si sono lasciati intimorire dalle aggressioni legali che abbiamo sopportato. TNT Village non ha perduto fino ad oggi le sue release, ma dopodomani lo farà. Seguendo l’esempio di Wikipedia tedesca (ma Wikipedia Italia che fa? Ancora non si sa!) anche TNT Village chiuderà le sue pagine e oscurerà la release list e il tracker per la manifestazione internazionale per salvare Internet. Anche TNT Village questa primavera vuole salvare Internet». Il riferiferimento è alla campagna #saveyourinternet che in Italia stanno portando avanti i pirati in solitaria. Qui: https://m.tntcity.org/lettera-di-luigi-di-liberto la lettera del responsabile di TNT per chi volesse leggerla integralmente

I casi precedenti: l’Unità (e altri)
Due anni fa l’archivio digitale dell”Unità‘ veniva definitivamente perso nel mare magnum di flussi di bit di Tiscali, azienda che ospitava tutti i sottodomìni relativi all’archivio de ‘l’Unità’. Pietro Spataro, già giornalista della testata, aveva chiesto spiegazioni al direttore Sergio Staino con una lettera, pubblicata successivamente sul suo blog, ma secondo il celebre vignettista si stava trattando di uno “spegnimento controllato” perché le «macchine che ospitano i server» sarebbero state «obsolete».
La nuova proprietà (Piesse, guidata da Massimo Pessina della Pessina Costruzioni) non ha mai chiarito quando e come avrebbe rimesso online l’archivio digitale e cosa ne avrebbe fatto di quello cartaceo. A parte voci di cessione del pacchetto del quotidiano a Lele Mora, pista poi rivelatasi non fondata. Nel lavoro di tesi che ho svolto a cavallo tra il 2017 e il 2018, dato che mi sono occupato della memoria digitale “smarrita” dei quotidiani nazionali e non, mi è stato detto che, in realtà, l’archivio digitale non è possibile recuperarlo. E, forse, non ce n’è neanche l’intenzione. Quello cartaceo, invece, sarà sottoposto ad un lavoro di valorizzazione.
Fortunatamente un gruppo di hacker ha salvato gran parte del patrimonio dal 1946 al 2014 ma perdendo gli anni precedenti al 1946, qui spiegano come hanno fatto e qui c’è il link per andare a visitare, consultare, studiare le annate de ‘l’Unità’, visibile solo tramite TorBrowser.

Ci sono stati altri casi di quotidiani colpiti da questo particolare alzheimer: Cronache del Garantista, Liberazione, parzialmente il Manifesto, La voce Repubblicana, Rinascita, Cronache di Liberal, Terra – quotidiano ecologista, etc.
A breve dovrebbe uscire una [mia] pubblicazione sulla rivista accademica Culture del testo e del documento riguardo questa faccenda, dunque terrò aggiornato chi vorrà sulla materia, così potrà leggere da sé senza aprioristiche rivelazioni di nessun tipo di quanto ho scritto.