Un rigore al 90′ condanna la Borgata alla sconfitta

Al campo di Via Demetriade arriva, infine, la prima sconfitta dopo due vittorie consecutive per i granata; allo stesso modo l’Almas doveva rifarsi di due pareggi contro Casal Bernocchi e G. Castello. 

La Borgata fin dal principio della partita sembra aver necessità di prendere le misure con il campo, certamente più ampio del ‘Vittiglio’, dal manto naturale anziché sintetico: l’assetto dei granata cambia due volte nei primi 45 minuti di gioco. L’Almas prova subito a spingere forte al 10′ con una manovra offensiva del duo Gavini-Iaccarini: Capostagno è vigile e manda in angolo. I biancoverdi vogliono realizzare subito il gol che sblocchi la partita: ci provano al 13′ e Chimeri è costretto a fermare di netto la cavalcata dell’ala locale rimediandosi un’ammonizione. Entrambe le squadre, fino alla mezz’ora, producono essenzialmente le medesime iniziative e manovre di gioco, annullandosi a vicenda. Attorno al 35′ la Borgata inizia a farsi vedere dalle parti di Mastrangeli con punizioni e azioni d’attacco, sebbene nessuna di esse vada in porto a causa del raddoppio su Cicolò: il capitano è, di fatto, limitato nell’azione e spesso l’arbitraggio condanna i movimenti del 9 granata ritenendoli fallosi. Al 43′ il rinvio di Capostagno coglie un Proietti lanciatissimo verso la porta: il nostro scarta il difensore, colpevole anche di un errore difensivo, ma a tu per tu col portiere in uscita tocca troppo morbidamente il pallone. Due minuti dopo è il colpo di testa di Chimeri su calcio d’angolo a far sospirare la panchina e gli spalti: l’incornata manda il pallone poco sopra l’incrocio dei pali.

La prima frazione di gioco si chiude, così, col risultato inchiodato sullo 0 a 0. 

Entrambe le squadre riprendono a giocare i secondi quarantacinque minuti di gioco con buona lena e caparbietà: nei primi undici minuti sia i granata che i biancoverdi tentano affondi reciproci, in ogni caso nessuno arriva mai a fondo. Al 16′ minuto la Borgata si scopre eccessivamente e Cimaglia lascia partire un tiro al fulmicotone che si stampa sulla traversa difesa da Capostagno. Al 21′ Mascioli illude tutti su punizione, una delle sue: il pallone finisce poco alto sopra la traversa. Da qui in poi si verificano costantemente i medesimi affondi da entrambe le parti: l’Almas tenta di sfondare le linee della Borgata e i granata tengono resistono sulla linea Gustav; allo stesso modo succede dalle parti della difesa locale. Il fattaccio arriva al 44′: rigore, netto, per l’Almas. Sambruni insacca e nonostante l’assalto all’arma bianca degli ultimi sei minuti di recupero, il risultato è 1-0 per i locali. 

Il tabellino della terza giornata di campionato | Prima categoria laziale | Girone G

ALMAS ROMA – BORGATA GORDIANI 1-0

MARCATORI: Rig 44’st Sambruni

ALMAS ROMA: Mastrangeli, Onofri (1’st Cesari), Puddu (33’pt Luongo), Bedotti (1’st Lorusso), Colonna, Sambruni (47’st Nardini), Iaccarini, Gavini, Corrado, Ciotti, Bizzoni. PANCHINA: Russo, Angiporti, Cimaglia, Passeri, Pedicino. ALLENATORE: [Nome non indicato sulla distinta].

BORGATA GORDIANI: 
Capostagno, Proietti (17’st Seydi), Colavecchia, Pompi (17’st Capuzzolo), Mascelloni, Chimeri (24’st Cassatella), Di Stefano, Mascioli F., Cicolò (31’st Chiarella), Mascioli M., Piccardi. PANCHINA: Pagano, Caporalini, Chieffo, Ciamarra, Cultrera. ALLENATORE:  Fabrizio Amico.

ARBITRO: Nicolò Mastrogiacomo (Frosinone).
NOTEAmmoniti: 13’pt Chimeri (BG), 11’st Sambruni (A), 13’st Mascioli M. (BG), 25’st Gavini (A), 29’st Mascioli F., 36’st Cesari (A). Angoli: Almas Roma 4 – 5 Borgata Gordiani. Recupero: 2’pt – 6’st.

La Borgata non sa più vincere: è débâcle a Ciampino. [A nulla è valso il gol di Mascioli]

Chissà chi è stato a pronunciare, o a tradurre da qualche legge chimica lavoisieriana, il detto per cui ogni azione ha una reazione. Un proverbio che potremmo applicare a qualsiasi azione umana, calcio compreso.
Il punto è che oggi non c’è stata alcuna reazione ma solo “azione” unilaterale da parte del Ciampino.
E dire che i pronostici c’erano tutti: la squadra era tornata di nuovo al completo con Poma tra i pali, Chimeri e Brigazzi in difesa, Di Stefano e Piccardi sulle fasce. 

Non è bastato.
La Borgata scende in campo esattamente come la scorsa settimana, in cui si scontrava (pareggiando) con l’altra squadra castellano-portuale (Ciampino City Futsal, che però gioca a calcio a 11).
E, quindi, com’è che è scesa in campo?
Con la testa fra le nuvole. 

Il Ciampino, viisibilmente scottato dalla trasferta contro il Torrenova di sette giorni fa, vuole rifarsi prima di subito e attacca immediatamente. Passano 12  minuti e De Maio sigla il primo gol della nefasta mattinata.
La Borgata inizia a complicarsi la vita inutilmente e le ripartenze lasciano scoperte enormi porzioni di campo: De Maio prova ad approfittare di un lancio lungo dalla propria difesa, grazie ad un pallone recuperato a seguito di una punizione granata, sarà solo la caparbietà di Segatori a far sì che si evitasse il peggio due minuti dopo. Evidentemente non è giornata: al 20′ De Maio raddoppia con un gran tiro dalla distanza.
Poma non lo vede neanche partire e la partita si fa sempre più complicata.

I nostri sembrano tramortiti dalla doppia sberla incassata nei primi venti minuti di gioco. Le punizioni che Cicolò, Mascioli e Di Stefano provano a rimediare non vanno in porto e non riescono nell’intento di chi le calcia (entrambi i Mascioli’s).
Al 45′ l’episodio del 3-0. L’11 locale scatta ma è in fuorigioco, l’arbitro lo fischia all’altezza della linea mediana. Poma impugna il pallone fuori dall’area e lo calcia coi piedi, con l’intenzione di passarlo al compagno di squadra perché possa battere. Il passaggio colpisce accidentalmente Di Blasi, la porta della Borgata è ovviamente sguarnita: l’arbitro assegna il gol.
Così, senza che nessuno ci abbia capito nulla: il Ciampino segna il terzo gol. Un regalo pasquale fuori tempo massimo. Un regalo del/di Destino.
Il Direttore di Gara di oggi (Destino, della sezione di Roma1) la Borgata lo aveva già incontrato nello scorso campionato contro la Caput Roma XIV. Chissà perché avevo deciso di titolare il post così: “Travolti da un insolito Destino di una partita della Seconda Categoria Laziale“. I presenti quel giorno si ricorderanno del pugno che Chieffo si buscò.

Nella ripresa la Borgata prova a farsi avanti più d’una volta: “vanno bene le giornate storte ma così: no!”, sembrano dire all’unisono gli undici granata. Al secondo minuto una punizione di Mascioli trova il guizzo di Chimeri in area, ma il destro del difensore va oltre la traversa. Otto minuti dopo arriva il gol di Mascioli su calcio d’angolo. 

[In realtà il gol è stato di Moreno Mascioli: dalla tribuna ho avuto l’illusione che Piccardi l’avesse colpita di testa ma non è stato così. Grazie a SimoPic che me l’ha segnalato].

Al 16′ Chimeri e Piccardi danno a tutti l’illusione di aver  imbroccato l’occasione buona per recuperarne un altro: è fuorigioco, secondo (il) Destino.
Al 22′ Piccardi riesce in un’azione maiuscola, una delle sue in cui il compimento può essere solo la rete: Angeli riesce a sfiorare il pallone e devia in corner. Quattro minuti dopo una dormita colossale della difesa granata fa compiere un’azione corale stupenda al Ciampino: a Poma battuto insacca di testa Jaiteh. Al 46′ arriva anche la beffa: altro svarione difensivo e 5-1.

Si può davvero gettare un campionato come questo, costantemente tra il secondo e il terzo posto, per aver ammainato anzitempo le vele? O tirato i remi in barca, il lettore scelga la perifrasi che preferisce. Forse no. Non è il caso. Mancano due giornate: Montedoro e Sempione stanno avvicinandosi al fortino granata del 3° posto.

Il campionato non è ancora finito!

Menzione speciale per i pasticciotti (maledettamente buoni e genuinamente leccesi) portati da Claudia

Il tabellino della ventottesima giornata di campionato | Seconda Categoria Laziale | Girone F

POLISPORTIVA CIAMPINO – BORGATA GORDIANI 5-1

MARCATORI: 12’pt De Maio (C), 20’pt De Maio (C), 45’pt Di Blasi (C), 10’st Mascioli M. (BG), 26’st Jaiteh (C), 46’st Di Blasi (C).

POLISPORTIVA CIAMPINO: Angeli, Galassi (23’st Balducci), Scala (33’st Russo), Carletti (36’st Del Monaco), Ciocci (33’st Jaiteh), Calvi, Rosadini, Matrullo, Marchitti Alessio, De Maio (23’st Cibuku), Di Blasi. PANCHINA: Marchitti Andrea, Aytano, Casalle.
ALLENATORE: Alessandro Ceccarelli

BORGATA GORDIANI: Poma, Capuzzolo (13’st Ciamarra), Segatori, Mascioli F. (38’st Amico), Brigazzi, Chimeri, Di Stefano (27’st Neri), Alfonsini (13’st Proietti), Cicolò (13”st Chiarella), Mascioli M., Piccardi. PANCHINA: Capuani, Colavecchia, Ienuso, Martucci, Amico.
ALLENATORE: Fabrizio Amico

ARBITRO: Destino (Roma1)

NOTE: ESPULSO a fine partita Capuani (BG). AMMONITI: 47’pt Chimeri (BG), 1’st Marchitti Alessio (C), 11’st Di Blasi (C), 47’st Angeli (C). ANGOLI: Pol. Ciampino 4 – 5 Borgata Gordiani. RECUPERO: 3’pt-5’st.

Abbronzature granata: 5-2 contro l’Atletico Torres [doppio Pic e “fiera del legno”]

Quattordici gol. Sono i centri totali che la Borgata Gordiani ha rifilato all’Atletico Torres in due stagioni (stagione calcistica precedente e quella in corso). È già la seconda volta in due campionati che le partite contro l’Atletico Torres terminano con 5 reti segnate dalla Borgata. Nel campionato ’21/’22, nel Girone E di Seconda Categoria Laziale, i confronti con gli arancioneri sono finiti rispettivamente 0-2 e 5-0 mentre in quello in corso, nel Girone F della medesima categoria, i match sono terminati 1-2 e 5-2.

[Per chi volesse rileggere gli articoli di quelle partite, li trova qui: https://sostienepiccinelli.blogspot.com/2023/01/pompi-e-piccardi-stendono-latletico.html; https://sostienepiccinelli.blogspot.com/2022/05/la-borgata-cala-la-manita-5-gol.html; per la trasferta di gennaio scorso non riesco a trovare nient’altro che la foto della fredda, bagnata, piovosa, ventosa, umida, post-festiva trasferta.

La Borgata doveva rifarsi dopo il pareggio a reti inviolate contro l’Alba Roma, scivolata in ultima posizione in classifica, vera nemesi dei granata. La partita di andata terminò con una rete per parte: incornata di Zagaria e poi, beffardamente, i granata vennero raggiunti alle battute finali.

Il sole picchia come a preannunciare un’estate torrida: i ventidue giocatori entrano in campo con i capelli già abbondantemente bagnati e i tifosi sui gradoni provano la gioia dell’abbronzatura granata. Nel senso che i più temerari hanno visto la partita a torso nudo, sfoggiando uno charme senza pari.

La Borgata inizia subito a farsi vedere nella metà campo avversaria: al secondo minuto il tentativo di Di Stefano termina alto sopra la traversa e una manciata di minuti dopo è Mascioli a servire un pallone invitante a Piccardi. La percussione dell’11 granata, oggi con la fascia al braccio, si infrange sui guantoni del portiere arancionero. Un minuto dopo (7′) Capuzzolo viene anticipato dall’estremo difensore e sfuma l’occasione per un possibile vantaggio. 
 
Dopo un primo quarto d’ora intenso, la partita inizia a volgersi pigramente in un confronto a più bassa intensità. Il vantaggio arriva al 23′: Mascioli, oggi in versione assistman, serve nuovamente un pallone delizioso per Piccardi che arriva di volata dalla sinistra trafiggenndo il portiere. Trovato nuovamente vigore, la Borgata può innestare nuovamente la baionetta: tre minuti dopo Chiarella è a un passo dal raddoppio ma Migliorini difende il pallone e salva il risultato. Calcio d’angolo al 27′: batte Mascioli e il Gallo Chiarella svetta più in alto di tutti, 2-0.  
Punto di svolta?
Al trentesimo Testoni, centrocampista dell’Atletico Torres, subisce un fallo ed è vittima di un evidente infortunio. Non riesce a rialzarsi e, senza alcun motivo che potesse essere facilmente compreso da chi stesse guardando la partita dai gradoni, comincia ad assieparsi un capannello di atleti attorno all’arbitro. Il portiere ospite è infuriato e urla in direzione del Direttore di gara che estrae un cartellino rosso. Ingenuamente, chi scrive pensava fosse rivolto a D’Ambrosio ma, al contrario, era rivolto allo stesso Testoni che pare abbia apostrofato poco educatamente l’arbitro. Con difficoltà, Testoni viene accompagnato alla panchina ma l’arbitro sospende il gioco al 34′: è stato espulso e deve uscire dal campo. Le rimostranze arancionere durano un pugno di minuti, poi l’8 ospite viene trasportato negli spogliatoi in braccio, letteralmente, da alcuni compagni di quadra.

Le lancette ricominciano a scorrere e l’Atletico Torres sembra giochi nettamente meglio in inferiorità numerica. Al 37′ il centravanti arancionero tocca morbidamente in direzione della porta, dopo aver battuto Capuani, ma trova Segatori sulla linea pronto a deviare.
È solo un lampo: passano dieci minuti e arriva il fulmine ma è granata: sempre su calcio d’angolo (stavolta battuto da Pompi) Piccardi insacca di prima intenzione con una bordata di collo pieno. 3-0. C’è sempre un ma: in pieno recupero (48′) la dormita difensiva dei Gordiani regala l’1-3 all’Atletico Torres.

Fiera del legno
Nella seconda frazione di gioco la Borgata vorrebbe chiudere serenamente la pratica. Ci prova, va detto, un’infinità di volte: nei primi sei minuti si fanno vedere due volte Di Stefano e Mascioli ma entrambi non inquadrano al meglio lo specchio della porta. Al 9′ è ancora Mascioli che si divora quel che potremmo definire un ‘rigore in movimento’. C’è anche Capuzzolo che vuole riprovare a dire la sua (al 14′): la sua cavalcata termina con un tiro in direzione di D’ambrosio il quale, tuttavia, riesce a bloccare in due tempi. Porta chiusa a doppia mandata.

Al diciannovesimo si fa vedere l’Atletico Torres: dapprima Segatori provoca un attacco cardiaco ai
presenti deviando poco sopra la propria traversa
, successivamente salva la situazione deviando il tentativo di Ferri giunto su sviluppo del calcio d’angolo. Il 14 ospite aveva scòrto Capuani non perfettamente centrato e, coordinatosi per il tiro, avrebbe certamente segnato se non avesse trovato Segatori pronto a deviare. «Questo quarto gol non s’ha da fare»: al 23′ il tiro di Mascioli si stampa sulla traversa, tre minuti dopo è sempre una sua bordata che coglie il palo. La partita inizia ad assumere tinte fosche: Franculli (AT), entrato al 23′, dà profondità e velocità alla Torres e al 33′ coglie al volo una eccessiva rilassatezza degli undici granata, che in cuor loro pensavano forse d’aver già chiuso la partita: 3-2.
I nostri non si scompongono e, così come tutti i Salmi finiscono con il Gloria, la Borgata riesce a dilagare proprio nel finale: la bordata di Pompi al 45′ prima e il tocco morbido di Proietti al 50′ poi, chiudono la partita sul 5-2.

E adesso?
Adesso iniziano le montagne russe, quelle vere. La prossima settimana si gioca in casa della Vis Casilina, uscita vittoriosa sul campo del Torrenova per 4 reti a 0. I rossoblu sono andati a prendersi d’imperio il primo posto e sono tutt’ora l’unica squadra del girone a non esser mai stata sconfitta in venticinque giornate di campionato.

Il tabellino della venticinquesima giornata di campionato | Seconda Categoria Laziale | Girone F

BORGATA GORDIANI – ATLETICO TORRES 5-2

MARCATORI: 23’pt e 46’pt Piccardi, 27’pt Chiarella, 48’pt Quaresima (AT), 33’st Franculli (AT), 45’st Pompi, 50’st Proietti (BG).

BORGATA GORDIANI: Capuani, Capuzzolo, Segatori (47’st Alfonsini), Pompi (47’st Brigazzi), Chieffo, Chimeri, Di Stefano, Cassatella (47’st Casavecchia), Chiarella (20’st Ciamarra), Mascioli M., Piccardi (20’st Proietti) PANCHINA: Martucci, Barsotti, Mascioli F., Neri. MIS TER: Fabrizio Amico

ATLETICO TORRES: D’Ambrosio, Coletti (10’st Giudici), Colistra, Rispoli (8’st Gennari), Mastroddi (25’st Aversano), Migliorini, Cappelli (2’st Ferri), Testoni, Ciucci (23’st Franculli), Reale, Quaresima. PANCHINA: Reale, Ponzo. ALLENATORE: [non indicato sulla distinta]. ALLENATORE IN SECONDA: Luca Vasselli.

ARBITRO: Gabriele Denti (Roma1)

NOTE: Espulso al 32’pt Testoni (AT). Ammoniti: 16’st Pompi (BG), 40’st Giudici (AT), 48’st Alfonsini (BG). Angoli: Borgata Gordiani 5 – 5 Atletico Torres. Recupero: 5’pt – 5’st.

La Super Lega e la morte del calcio

Iniziamo con un’ovvietà, un’equazione, se è consentito. Calcio moderno è
capitale. Non che prima di ora, negli scorsi decenni, non vi tendesse: lo abbiamo già scritto,
d’altra parte. Tuttavia la nuova notizia, al momento già vecchia per il
repentino naufragio, della Super Lega (o Super League) può essere
assunta a paradigma di somiglianza. La nuova lega internazionale
riservata a chi se lo può permettere, a chi ha i soldi per poterlo fare,
imprime ancora di più l’acceleratore su una trasformazione globale del
sistema calcistico internazionale. Roboanti, sebbene cave, le parole
della dirigenza della Federazione internazionale: «le società
organizzatrici la Super Lega si chiamano automaticamente fuori dal
sistema FIFA». Addirittura Mario Draghi ha rilasciato una dichiarazione a
riguardo: «Il governo segue con attenzione il dibattito intorno al
progetto della Superlega calcio e sostiene con determinazione le
posizioni delle autorità calcistiche italiane ed europee per preservare
le competizioni nazionali, i valori meritocratici e la funzione sociale
dello sport». Quali siano i valori meritocratici dietro a speculazioni
finanziarie o a bilanci perennemente in perdita delle squadre italiane,
non ci è dato saperlo. Per fortuna ci è rimasta l’ironia. È
interessante, semmai, vedere qual è stata la reazione del capitalismo
occidentale di fronte ad un’operazione evidentemente transnazionale e
che coinvolge alcuni tra i più grandi club calcistici, alcuni con
consistenti gruppi finanziari alle spalle. Tanto per fare un esempio e
per chiarire il peso specifico della questione: la società Venezia FC,
recentemente ceduta dallo statunitense Joe Tacopina, è stata rilevata
dal connazionale Duncan Niederauer, già pezzo grosso della finanza della
Grande Mela (presidente e amministratore delegato della borsa di New
York), componente del G100, già nel board di Goldman Sachs.

E stiamo parlando di una realtà di media classifica di Serie B.

La nuova Super Lega riguarderà solo pochi grandi club, in buona
misura, tra quelli europei che ottengono soldi dalle competizioni per
poterli reinvestire e far sì che possano disputare nuovamente quegli
stessi tornei internazionali. I club locali devono accontentarsi delle
briciole e, qualora dovessero balzare agli onori delle cronache per
prestazioni sopra le righe o posizionamenti al di là delle proprie
capacità, i loro migliori giocatori verrebbero inevitabilmente
acquistati da altre squadre.

Un ciclo senza fine, un serpente che si morde la coda rigenerandosi:
le grandi squadre vincono le competizioni, prendono soldi, acquistano
nomi blasonati pagandoli una fortuna, tornano a vincere quei tornei
nazionali, si proiettano verso una dimensione quasi eterea della loro
popolarità e via dicendo. Tutto, chiaramente, al netto dei debiti che
producono le società anno dopo anno. Il calcio italiano, poi, quello
“che conta”, è preda di continue speculazioni edilizie e finanziarie in
cui sembra avvilupparsi ogni giorno di più, senza realmente uscirne.
Ogni presidente che si avvicenda sullo scranno più alto di una società
calcistica, indipendentemente dalla nazionalità di appartenenza, ritiene
opportuno investire all’interno del brand della squadra,
rilanciandone l’immagine e per farlo – come prima cosa – deve iniziare a
sondare il terreno per la costruzione del nuovo stadio. Progetti i
quali, nella stragrande maggioranza delle ipotesi, o rappresentano
interessi che travalicano il mondo del calcio, oppure sono estremamente
connessi alla persona rappresentante la società sportiva in quel preciso
momento.

I cambiamenti sportivi sono pochi, stanti così le cose,
l’immutabilità è servita: l’inanità è quel che resta dell’estrema
finanziarizzazione del calcio. Semmai dovessero verificarsi cambiamenti,
impiegherebbero più di qualche decennio. O comunque non sarebbero in
meglio, quanto piuttosto in peggio. La vicenda dell’organizzazione qatarina del mondiale lo rappresenta pienamente.

La Super Lega fa cadere ogni maschera all’impalcatura che regge il
sistema calcistico transnazionale. Il sistema UEFA pretendeva di essere
“giusto” e corretto nei confronti di tutti, quando sappiamo bene che non
è così, anche alla luce di quanto detto sopra. Nessuno parte alla pari e
lo squilibrio è servito. Intendiamoci: il calcio è anche questo, vedere
le squadre meno blasonate gareggiare contro i grandi nomi e – magari –
vincere. Non staremo qui a citare degli episodi, tuttavia basti pensare
alla vittoria della Coppa delle Coppe dell’FC Magdeburgo nel 1974
(Germania est, in cui il calcio era dilettantistico per legge) sulle
squadre europee occidentali, tra cui il Milan di Giovanni Trapattoni,
sconfitto in finale. La mossa che si vuole tentare, ad ogni modo, è
quella di estromettere ogni altra società che non possa permettersi la
nuova SL. Da una parte il paradiso, dall’altra un colpo di fucile
nell’orecchio. Non basta chiudere gli occhi per tre volte: il divario si
acuirà sempre di più.

Il sistema della Super Lega non solo è stato messo in piedi da
squadre-aziende proiettate ai risultati di borsa anziché a quelli sul
campo, ma la struttura posta in essere è semplicemente realizzata per
fare ancora più soldi. D’altra parte, marxisticamente parlando, la
concentrazione di monopoli è una tendenza naturale del capitalismo (e
che i liberal d’accatto fanno finta di criticare per dare una parvenza
di dignità alle loro tesi).

E IL DILETTANTISMO?
Le squadre e i campionati dilettantistici, in Italia, rimarranno
tali. O meglio, si continuerà a far finta che, ad esempio, la Serie D si
stia sempre più professionalizzando, a cui vi partecipano squadre
realizzate appositamente per vincere e il cui sistema di superamento
della categoria non consente un reale passaggio organico dallo status di
“dilettante” a “professionista”. Un esempio recente è quello dello
Sporting Bellinzago. È più facile ricercare e ritrovare, all’interno dei
“vasi comunicanti” fra Serie C e quarta serie, casi di fallimenti,
malversazioni, rinascite dopo crisi e acquisizioni di titoli ad hoc,
come avvenuto per le defunte società denominate “Lupa” (dalla Lupa
Castelli Romani alla Lupa Roma, passando per la “Lupa Racing”, ibrido
pontino-castellano di una società di eccellenza che rileva il titolo a
seguito del fallimento della prima squadra nominata afferente ai
canidi-lupini).

LA LEZIONE DEL CALCIO POPOLARE IN ITALIA
Per qualche anno in Italia si è assistito al fiorire del calcio
popolare, tanto nelle piccole quanto nelle grandi realtà urbane.
Parliamo di strutture alternative rispetto alla gestione aziendale delle
società, dunque di “azionariato popolare” in cui i tifosi sono anche
sostenitori e soggetti attivi nella partecipazione della vita di quella
squadra. Trattasi di impostazioni, al momento, per natura stessa
dilettantistica e non professionista o semi-pro. Tuttavia, i costi per
far fronte a dei campionati federali (Figc) rappresentano un muro
(spesso invalicabile) per le realtà che tentano di imbarcarsi nella
Terza, Seconda e Prima Categoria. A Roma – per quel che riguarda il
calcio a 11 maschile – resistono l’Atletico San Lorenzo, che ha dato
poco festeggiato i 10 anni di età e la Borgata Gordiani. Terminate,
purtroppo, le esperienze di Ardita (ex Ardita San Paolo) e Spartak
Lidense (Ostia-Centro Giano). In Italia resistono esempi concreti di
“altro” calcio come il Centro Storico Lebowski (Toscana), Polisportiva
Gagarin (Abruzzo), Ideale Bari (Puglia), La Resistente (Liguria),
Brutium Cosenza (Calabria) e altre realtà per cui ci scusiamo fin da ora
di non aver citato. Tutte al di sotto dei campionati di Eccellenza ma
opportunamente raccontate dal sito “sportpeople.net” che segue da vicino
ogni sviluppo nelle curve, dalle curve e dello sport popolare. Per il
calcio femminile, sebbene realtà di calcio a 5 solamente capitolina, qui
ci limitiamo a citare l’esperienza della CCCP1987 in serie C. Non
foss’altro per evidenti affinità onomastiche.

IL CALCIO È – SEMPRE – QUESTIONE DI CLASSE
Pur tuttavia, sono molte le realtà che hanno chiuso i battenti negli
anni: in molte città si è assistito alla nascita e alla morte di ASD di
calcio popolare. Una volta tentata la strada, i costi iniziavano ad
essere esorbitanti, la partecipazione calava, la questione dei campi e
dell’affitto degli stessi pesava sul magro bilancio di una società
realmente dilettantistica militante in Seconda o Terza Categoria.

Rimane valida l’esperienza di ogni realtà che ha provato – e in
alcuni casi sta riuscendo – a vivere all’interno del sistema federale
per testimoniare l’esistenza di un altro calcio, fondato su
partecipazione, inclusività, antifascismo e antirazzismo, nonostante
qualsiasi difficoltà. Di fronte alla recrudescenza e al tentativo sempre
più evidente di poche società iperquotate di far valere la loro
posizione finanziaria di fronte al movimento calcistico di tutto il
mondo, c’è da incoraggiare la ripartenza e rinascita di ogni società che
deciderà di andare in totale controtendenza, per il bene delle loro
comunità di appartenenza e in nome di uno sport del tutto diverso. E se
oggi la Super Lega sembra essersi sgretolata al primo assalto,
prepariamoci, perché non sarà l’ultimo…

 
Articolo pubblicato sul sito del Partito comunista dei lavoratori: https://www.pclavoratori.it/files/index.php?obj=NEWS&oid=6953

Il calcio che vi piace è tutto finto

Fonte foto ‘La Stampa’
In realtà il titolo è un po’ sensazionalistico, ma tant’è. La notizia di oggi è semplice e diretta, come riporta brevemente ‘La Stampa’ di Torino: «La sconfitta della Juventus contro l’Ajax in Champions League travolge i bianconeri in Borsa. Nelle prime battute di contrattazione le azioni della società bianconera hanno fatto segnare un calo del 25%, bruciando 500 milioni di euro di capitalizzazione, scendendo da 1,7 miliardi a 1,2. Dopo essere stato sospeso dalla seduta, il titolo è rientrato nelle contrattazioni cedendo oltre il 20%».
Le società sportive sono quotate in borsa al pari di una multinazionale che costruisce automobili o che produce abiti per la grande distribuzione, magari sfruttando lavoratrici e lavoratori in Bangladesh.
Quando si sentono presidenti di Roma, Juventus, Inter e chi più ne ha più ne metta parlare riguardo i valori dello sport, sta mentendo ovviamente su tutta la linea: il solo valore a cui tendono le società professionistiche è il capitale. 
Quotare le società calcistiche sul mercato stravolge il significato stesso dello sport e di come si intenderebbe comunemente, in questo caso, il calcio: gli spettatori non sono più tali ma clienti o consumatori di un prodotto che va in diretta per 90 minuti più recupero. O, ancora peggio, come un risparmiatore che investe (male) i propri soldi spendendone davvero tantissimi per andare a vedere anche una sola partita. 
Il concetto stesso di tifoserie e ultras viene del tutto svuotato con l’impostazione da Spa delle squadre che popolano il calcio professionistico: la comunità di tifosi che organizza striscioni, bandiere, porta tamburi in curva per incitare gli undici ragazzoni nel rettangolo, in realtà, è più un vago ricordo romantico. La realtà è che le tifoserie reggono il gioco, anche accalorandosi, ad un sistema che, davvero, è marcio dalla testa ai piedi. 
La soluzione è una e unica: il calcio popolare, inteso come movimento di una comunità, nel senso letterale del termine. Quanto portato avanti da (cito solo pochi esempi) Centro Storico Lebowski a Firenze, dall’Atletico San Lorenzo e dalla Borgata Gordiani a Roma, dall’Ideale a Bari è la strada giusta da intraprendere. 
Un cammino certamente difficile e irsuto d’ostacoli ma non per questo aprioristicamente errato, anzi. 
Una via che rimette in moto comunità cittadine, sociali e crea movimento dove prima c’era immobilismo, passività, rassegnazione a guardare il calcio dei milioni
Non proprio una vita da mediano ma anzi una vita da palla lunga e pedalare su campi di terra e sabbia di fiume.