Altavilla Vicentina (precisamente Tavernelle). Esterno giorno.
Entro in un’edicola e mi fissano tutti: dall’edicolante all’anziano che compra “Il giornale di Vicenza” è tutto un muovere i muscoli del collo in direzione di questo tizio stranissimo che entra con lo zaino in spalla e il sigaro spento tra le labbra.
Arriva il mio turno, chiedo il giornale ma quello che cerco non ce l’hanno. Colpa della distribuzione, dicono.
Poi l’edicolante mi fa: «Ti te somigli proprio a queło esssisssiano, come se ciama…», e un altro dietro che faceva finta di leggere le prime pagine di quotidiani che arrivano – invece – solo ad Altavilla (“Le ali della libertà”, ad esempio): «Patrick Zaki», pronuncia sornione e senza minimamente distogliere lo sguardo dai suoi titoli.
«Ecco!», proferisce in tono di trionfo l’edicolante, tendendo la mano aperta verso di me, come a dire “avevo la risposta sulla punta della lingua”.
«Eh no, xe cołpa dełła distribussione», manco qua c’è.
Rassegnato mi avvio alla macchina ma una voce mi inchioda sull’uscita. Un’anziana loquace signora, in evidente cerca di orecchie che la ascoltino, due quotidiani in mano e Famiglia cristiana sotto al braccio, mi fa: «Ti xe uguałe a mio nipote Fiłippo. Ma più di lui sai a chi somigli?». Avevo già capito dove volesse andare a parare ma, proditoriamente, difendendomi come gli istrici mostrando gli aculei, dunque accentuando ancora di più la calata romana, dico: «E se o sapessi, signò: dica».
Noncurante di aver avuto a che fare con un terrone, riprende i fili del suo pensiero, fissandomi sempre negli occhi: «A queo esssisssiano, come se ciama…»
E l’edicolante: «Xe vero, xe identico a Zaki!!!».
Già me lo vedo, domani, il comune di Altavilla esporre il cartello giallo e nero di Amnesty International:
«GRAZIE ITALIA ABBIAMO RITROVATO PATRICK ZAKI CHIEDEVA UN GIORNALE VAGAMENTE DI SINISTRA AD ALTAVILLA».