Le opposizioni depositano una mozione contro il sottosegretario Del Mastro Delle Vedove, lui si giustifica asserendo che non ha compiuto nulla di male e che quanto detto da Donzelli in aula non era sottoposto ad alcun segreto. Il Ministro Nordio parlerà il 14 febbraio alle Camere ma nel frattempo le opposizioni hanno trovato una unità – par di capire solamente burocratica e tattica – sulla questione che riguarderebbe i due esponenti di Fratelli d’Italia. Donzelli e Del Mastro Delle Vedove, stando alla cronaca politica di questi giorni, condividerebbero l’appartamento di Roma in cui vivrebbero entrambi, dunque quanto pronunciato in Aula da Donzelli sarebbe stato riferitogli dal collega di partito. Anche il Guardasigilli nell’informativa del 1 febbraio ha minimizzato e stabilito come quelle informazioni non sarebbero segrete né sia stato rivelato nulla di particolarmente scottante dal Vicepresidente del Copasir Donzelli (Fd’I). Riecheggiano le parole di Bruno Tabacci (Centro democratico – Partito democratico – Italia democratica e progressista) della scorsa settimana:
«La questione che è emersa nella giornata [di martedì 31 gennaio] è quella relativa all’utilizzo improprio di documenti che il ministro Nordio ha definito “sensibili” ma a me non risulta che a un deputato sia consentito di andare dal Capo di Gabinetto e prendere visione di documentazione di una certa natura e che riguardano un dipartimento così delicato».
Quello che emerge, ha detto poi Tabacci a «Radio Radicale» è sia il Caso Cospito quanto il Caso Donzelli, che ora potremmo definire “Caso Donzelli-Del Mastro Delle Vedove”.
La questione legata al 41bis sembra tutt’altro che sopita, anzi: la Ministro del Turismo Santanché ha dichiarato, riprendendo la linea di Antonio Tajani nella conferenza stampa tenuta assieme a Piantedosi e Nordio nella mattina del 31 gennaio, come lo Stato sia sotto attacco. «C’è un attacco allo Stato e non al Governo e non possiamo cedere perché sarebbe un gravissimo errore per la sicurezza della nostra nazione», ha ribadito la Ministro a cui le ha fatto eco l’anch’egli ministro Salvini: «non si toccano leggi sotto minaccia, si parli di giustizia con una riforma e non con le polemiche», stando a quanto riportato dal quotidiano «Il Riformista» di martedì 7 febbraio.
Nei giorni scorsi Alfredo Cospito, tramite il suo avvocato Rossi Albertini, ha chiarito:«Non c’entro nulla con la mafia, voglio che venga cancellato il 41-bis per tutti perché è uno strumento che toglie le libertà fondamentali: ho visto mafiosi che sono anziani e malati, persone non più pericolose», precisando che l’opinione del suo assistito sono «individualiste, perché non c’è una organizzazione».
Ma quali sono le posizioni sul 41bis delle forze politiche presenti alle Camere?
Il dato che colpisce, quantomeno a parere di chi scrive, è che, stando dati aggiornati ad ottobre 2002, i detenuti al 41bis sono 728. La cifra fa sobbalzare: ci sono più detenuti al 41bis che parlamentari. Come si sono espressi i rappresentanti dei gruppi politici alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica?
La maggioranza lo ha ribadito più volte e i partiti che ne compongono la coalizione hanno affermato la propria contrarietà anche solo per una discussione riguardo l’istituto in oggetto. Tanto Fratelli d’Italia quanto la Lega si sono mostrate chiuse, come già riportato sopra. La presidente del consiglio dei ministri Meloni ha più volte sottolineato come non si debba trattare con mafiosi e violenti. Silvio Berlusconi (Forza Italia) ha chiarito la posizione del partito, comunque già espressa da Tajani:
«La violenza politica in Italia non è un ricordo così lontano, ha inquinato la vita politica e la democrazia italiana fino a pochi anni fa. Lo Stato non può e non deve cedere ad alcun ricatto. Il 41 bis, che è uno strumento applicato in autonomia dalla magistratura contro criminali pericolosi e pluriomicidi, deve restare così».
Per il Partito Democratico ad esprimersi più duramente, ancorché unicamente, è stato il candidato alle primarie Stefano Bonaccini, nel corso dell’assemblea tenutasi domenica 5 febbraio al Lanificio di Pietralata di Roma:
«Il 41bis non può essere messo in discussione: guai se dessimo l’idea di metterlo in discussione! Lo dice uno che viene da una regione che sul terrorismo ha pagato un conto salatissimo. La lotta alla mafia e nei confronti di ogni aggressione terroristica sono, per noi, due punti fermi su cui non si arretra neanche di un millimetro. Dopodiché, che tutti i detenuti abbiano diritto alle cure necessarie, è un principio di civiltà che nulla toglie alla lotta contro il crimine organizzato. […] Chi si è macchiato di crimini ne risponda. Ci poteva pensare prima».
Da parte dell’altra candidata alle primarie del Partito Democratico, Elly Schlein, non risulta sia stato detto alcunché.
Secondo Giuseppe Conte (Movimento 5 stelle):
«Non permetteremo mai che si tocchi il 41 bis, è uno strumento importante data anche la la caratteristica delle formazioni terroristiche, mafiose. Per quanto riguarda Cospito: si tratta di una valutazione che va rimessa alle autorità competenti, le quali devono tener conto anche della dignità della persona e delle sue condizioni di salute».
Le dichiarazioni, riportate da «LaPresse» dell’ex presidente del consiglio dei ministri sono state rese ai giornalisti lunedì 6 febbraio a Monza, nel corso dell’iniziativa del partito per le elezioni regionali in Lombardia.
Il Deputato Riccardo Magi, da parte sua, in quota +Europa/Radicali Italiani, ha dichiarato a «Radio Radicale» [1]:
«Sono stato l’unico ad aver preso la parola, dopo l’informativa di Nordio alla Camera [1 febbraio], riguardo la incompatibilità del 41bis con la nostra Costituzione per i rilievi che la stessa Corte Costituzionali ha prodotto negli anni»
così come per quanto prodotto dalle istituzioni europee.
Per quel che riguarda il gruppo composto da Verdi/EuropaVerde e Sinistra Italiana (Alleanza Verdi Sinistra) tutto sembra tacere, fatta eccezione per la senatrice Ilaria Cucchi:
«[…] Fermiamoci tutti a pensare Alfredo Cospito come essere umano e non come simbolo. Alfredo Cospito non ha compiuto né ispirato, fino a prova contraria, quegli attentati che dimostrano solo di volergli del male. Alfredo Cospito non è un boss mafioso e, volenti o nolenti, non ha ucciso nessuno. Costringerlo all’ergastolo ostativo del regime 41 bis è stata, a mio avviso, una palese forzatura ed un errore colossale. Se così non fosse ora non ne staremmo parlando tanto. Le sentenze vanno rispettate ma sono soggette al diritto di critica. Mentre Alfredo Cospito è diventato oggetto di speculazione politica e tema di scontro di idee diverse sul modo di intendere la Giustizia in questo Paese, ciò che più conta, la sua vita, se ne sta volando via. Il ‘bla bla bla’ è diventato oramai assordante».
La Senatrice sembra essere stata l’unica ad aver spezzato la continuità di dichiarazioni che sovrapponevano anarchici e mafiosi, ponendoli sul medesimo piano e attribuendo agli uni e agli altri le stesse finalità e intenzioni.
A tal proposito, vale la pena segnalare l’opinione del politologo Paolo Pombeni che, in un articolo sul «Messaggero» di sabato 6 febbraio avrebbe paragonato l’anarchico Cospito (e l’anarchismo in generale) alla criminalità organizzata:
«[…] Attualmente la mafia in quanto tale non sembra più interessata alle dimostrazioni esasperate di violenza contro lo Stato come era caratteristica dei corleonesi. Uno “scontro a fuoco” e a tutto campo con lo Stato nuocerebbe ai suoi affari che sembra non essere disposta a mettere a rischio per difendere i vecchi capi in carcere. Bisogna dunque affidarsi a qualcuno che si crede possa “incendiare” l’ordine pubblico facendo leva su quanto rimane in varie frange del paese della stagione di una certa contestazione: quella che vedeva e vede dappertutto violenza di stato, militarizzazione contro le libertà individuali, repressione di chi non accetta le regole “borghesi”. Sono componenti marginali, ma che ancora esistono in una società inquieta, affamata di proteste nichiliste, che vuole solo gesti eclatanti e non accetta un lavoro duro per superare le indubbie difficoltà di questa fase storica».
Una sorta di grimaldello anarchico.
Quantomeno audace.
Note
[1] La dichiarazione resa all’emittente radiofonica radicale è stata a seguito dell’articolo apparso sul «Fatto Quotidiano» sulla visita a Cospito di parlamentari del Partito democratico nel carcere di Sassari.