Supplenze: esistono.
Che bello sapere che quando tu hai il posto fisso c’è qualcun altro che ti sostituisce per il periodo in cui tu non puoi recarti a lavoro.
Quando tu hai il posto fisso e hai subito un piccolo intervento, ad esempio, c’è il supplente che, al posto tuo, viene assunto per un periodo di tempo limitato e fa lezione.
E così via: maternità, aspettative e via dicendo.
Il sistema funziona.
Ci sono tantissimi modi per lavorare e dare il tuo contributo nella scuola.
Ci sono le supplenze temporanee per malattia, le cosiddette brevi, per cui ti chiama direttamente la scuola da graduatoria d’istituto.
Ci sono le supplenze che hanno scadenza più lunga, però anche quelle sono considerate brevi.
Ci sono le supplenze per cui tu arrivi a scuola e non sai bene quello che devi fare perché neanche la scuola aveva capito che quella cattedra era scoperta: quindi c’è caso che ti convochino pure ma con lo spazio orario della convocazione senza indicazione. Poi quando stai là vedi un po’. Possono essere 18 o 12 ore, tempo pieno o tempo parziale: come la mano di Mario Brega che po’ esse piuma o fer(r)o a seconda delle circostanze.
Ci sono le supplenze fino ad avente diritto (le cosiddette Fad, perché nella scuola c’è tutta sta cosa che bisogna usare gli acronimi e quindi anche la lingua parlata diventa tutta parte di un grande acrostico tra dsa, bes, pdp, glo, gli, uda etc), cioè quelle per cui tu sei assunto ma non appena arrivano le Gps e viene nominato il supplente fino a fine anno, tu sloggi.
Già, le Gps: esistono pure quelle. Cioè quelle che ti danno la certezza del contratto fino al termine delle lezioni, ovvero fino all’8 giugno. Rarissimi i casi in cui venga stipulato il contratto al 31 agosto.
Dunque, dicevamo: le Fad.
Le Fad sono quelle per cui vieni convocato da Gi (Graduatorie d’istituto, quelle per cui ti chiama direttamente la scuola, di cui abbiamo parlato sopra) e ci rimani fino a che l’Usr (Ufficio scolastico regionale) non pubblica tramite Atp (Ambito territoriale provincia di Roma Ufficio VI dell’Usr) il bollettino con le nomine. Se c’è l’avente diritto, figura hegeliana, sloggi.
Però le Fad sono di due tipi: le scuole possono chiamare con la dicitura “Fino al 30/6/22 con clausola Fad” oppure, nella mail di convocazione collettiva, recare semplicemente la dicitura “Fino ad avente diritto”.
La prima è buona, più o meno, la seconda no.
Se tu, poniamo il caso, hai una supplenza che termina a metà ottobre e vuoi andare in un’altra scuola per cui risulti convocato con clausola Fad fino al 30/6, va bene: il termine è indicato, anche se poi l’Usr, tramite Atp, pubblicherà il bollettino e tu te ne andrai.
Se tu, però, hai una supplenza che termina a metà ottobre e vuoi andare in un’altra scuola per cui risulti convocato con la dicitura “fino ad avente diritto” senza la data non è che puoi lasciarla. Anche perché se non c’è la data di termine la scuola ti deve fare i contratti di settimana in settimana. Cioè: inizi lunedì e finisci venerdì. Sabato e domenica niente stipendio, hai lavorato? No. E allora che vuoi. Si ricomincia lunedì fino a venerdì.
E comunque non puoi prenderla: stai lì dove stai fino alla fine della tua supplenza e poi ti poni in attesa.
In attesa dell’altro bollettino?
Sì.
Cioè, no.
L’Atp ha appena pubblicato il bollettino in cui tu non ci sei, scavalcandoti nell’assegnazione delle nomine quindi vai a cercare la proverbiale “Maria per Roma”.
Che poi com’è che vengono assegnati gli incarichi annuali?
C’è questo algoritmo strafico che assegna candidato e scuola che funziona benissimo: se tu quest’estate hai inserito, tra le 150 scuole che dovevi inserire come preferenza, una scuola che nessuno ha posto in elenco, e magari le hai dato pure una posizione primaria nella tua personalissima lista, non importa che tu sia basso nella graduatoria: quella scuola sarà tua, scavalcando ogni altra persona che, magari, ha più punteggio di te.
Funziona benissimo: sta andando tutto a meraviglia.
Le cattedre non sono scoperte.
Il sistema funziona.
I docenti sono strapagati e vengono pagati tre mesi per non fare niente.
È che i giovani non hanno voglia di lavorare, ecco qual è il problema. Anche se poi i giovani iniziano ad avere 30, 40, 45 anni.
Se non vi rimboccate le maniche nessuno ve lo da’ sto posto di lavoro.
Colpa vostra.
Va tutto bene.