L’eterno ex Vittorio Sgarbi nel suo video (che non pubblicheremo in questa sede ma facilmente reperibile presso la sua pagina Facebook), oltre alla volontà di rendere «gaia» la «bella monaca» e «angelica» la torre che dà il nome al quartiere, altrimenti nota per fatti poco edificanti, afferma quanto segue: «Non c’è niente di più fertile della povertà: un ricco può perdere tutto, un povero non può perdere niente. Quindi la cosa che può toccare un povero è di trovare qualcosa in più di quel che ha, il ricco ha sempre qualcosa di meno».
L’elemosina che il ricco Sgarbi fa alla povera periferia, di cui essa dovrebbe anche ringraziare il Solenne Sindaco di Sutri, rappresenta la solita solfa della più schifosa destra reazionaria di cui Egli ne è rappresentante e primo agente.
Ancora una volta l’atteggiamento nei confronti della periferia, proposto e perpetuato tanto dalle giunte di centrodestra quanto quelle di centrosinistra, rappresenta la visione zoologica del povero che va aiutato, dell’abitante di periferia che, in via d’estinzione, aspetta il ricco Mecenate per essere salvato e per far sì che lui, ricco capitolino, gli spieghi come vivere. Perché evidentemente fino ad ora lo zotico periferico non ci è riuscito.
Strano a dirsi come spesso le questioni siano davvero unilaterali: in questo davvero non esiste confine tra Michetti, Gualtieri, Raggi, Franco, Sgarbi. Tutti concepiscono la periferia come spazio da BioParco: “i periferici da cortile”.
Nella fase storica in cui, più di ogni altro momento, i ricchi (per continuare ad utilizzare la terminologia di Sgarbi) hanno visto aumentare ancora di più i loro profitti, è giusto che rendano più sopportabile la vita dei poveri perché loro, in fondo, non hanno niente da perdere. Il ricco sì, lui solamente, si mettere in gioco e rischia addirittura di perdere tutto il suo prestigio, il suo onore (costellato di debiti). Questa narrazione è figlia anche di pratiche egoiche e circostanziali condotte da associazioni e comitati di zona che non ritengono doveroso un impegno generale ma si limitano a far funzionare l’ordinario meno-peggio-di-come-va-di-solito. In altre parole: di rivendicazioni associazionistiche locali che postulano la pratica politica dando assegni in bianco a partiti trasformatisi negli anni in comitati elettorali permanenti del candidato (più o meno) forte di zona.
A proposito di informazione e di povertà.
I detentori dell’informazione che conta, quella dei numeri grossi, della carta stampata e non, spalmano addosso alla periferia da anni anatemi e sentenze: non menzionano i dati delle richieste accolte per aiuto e sostegno a chi perdeva in lavoro in questo periodo di emergenza sanitaria. Nel nostro territorio su 80mila persone in età lavorativa, 30mila hanno visto accolte domande di aiuto, di cui 10mila domande approvate per la cassa integrazione, 7mila per il reddito di cittadinanza, 6mila per reddito di emergenza e 9mila domande di aiuto per l’affitto. Su questo dramma sociale la stampa è silente e muta. Su Sgarbi la canizza è servita. Il crollo di lavoro e reddito ha avuto eco nei mass media? No.
E, anzi, rincariamo la dose, questa non è povertà: è miseria.
La miseria di chi da anni subisce vessazioni da parte dei ricchi che tagliano presidi ospedalieri e alle linee autobus; regalano pezzi interi di agro romano ai loro amici (altri ricchi) palazzinari per edificare case in cui i poveri pagheranno (se va loro molto bene) 40 anni di mutuo in un’abitazione ubicata a 30 chilometri dalla città e senza un servizio pubblico nei dintorni.
La condizione è miserevole proprio perché i ricchi hanno vessato e umiliato una parte di città facendola vivere senza dignità.
Ci mancava solo la protervia spocchiosa del ricco Sgarbi…