«Arrivato Marco!!!»

Non è facile esporre quello che sta succedendo emotivamente – dentro le mie viscere – in questi giorni.
Qualche giorno fa ho accettato una cattedra fino a dicembre in una scuola vicino lo stadio Olimpico, ma era come se mi sentissi un estraneo in casa.
La prima settimana è trascorsa a fatica, troppa fatica. Avrebbe dovuto essere semplice e invece ogni giorno era un ostacolo, una montagna da scalare. 

Le ore non passavano mai.

Una sera, a casa, mentre stampavo delle cose di cui avevo bisogno per la lezione del giorno dopo, ho pensato dentro di me: «quanto vorrei tornare al Pacinotti…».
Provvidenza o sorte hanno fatto in modo che l’indomani mattina mi arrivasse una convocazione proprio dal Pacinotti. 

Diciotto ore, italiano e storia, due classi dello scorso anno le avrei riprese: ho accettato subito, sebbene qualora l’Usr dovesse nominare l’avente diritto, io debba sloggiare.
Pare, però, sulla mia classe di concorso non venga nominato più nessuno, pare che io rimanga, pare per un bel po’ di giorni. 

Pare. 

Succeda quel che succeda, sia quel che sia, sono qui e ho ritrovato due classi.

Come un insegnante vero, di quelli che rimangono anche dopo le vacanze estive, di quelli con cui i ragazzi si prendono la libertà di dirti “prof quasi quasi c’è mancato”.
In senso ironico, ovviamente. 

E poi: oggi, la collaboratrice del piano mi prende da parte e mi fa: “prof, venga qua, guardi che le faccio vedere” e mi mostra il foglio che sta qui sotto.
Non più ore di buco al posto di italiano e storia, qualcuno dalle segreterie aveva scritto “ARRIVATO MARCO!!” a caratteri cubitali.

E poi: il foglio firme in sala prof era quello dello scorso anno e c’era anche il mio nome e quello delle colleghe e dei colleghi con cui ho condiviso molto. C’erano e ci sono tutti.

Come gli insegnanti veri.

Navighiamo a vista, tornando a casa.
(Namaziano, ora pro nobis. Namaziano c’entra sempre). 

P.s. Sì, effettivamente sono uno che si emoziona con molto poco con tratti di evidente ipersensibilità.

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