Sui fatti di Torre Maura

Uno dei cassonetti dati alle fiamme – fonte: Repubblica.it

Il fatto
La notizia è la seguente: circa 60 (sessanta) persone d’etnia rom dovranno essere trasferite da Via Toraldo (Torre Angela) a Via dei Codirossoni (Torre Maura), ad accoglierli ci sarà la struttura della ex clinica adibita a centro d’accoglienza da svariati anni. Perché il trasferimento? Perché, come riporta ‘La Repubblica’: «la vecchia struttura che li ospitava, in Via Toraldo, andava chiusa perché il proprietario doveva rientrare in possesso dei locali»

Si potrebbe finire già qui e invece è successo un cosiddetto parapiglia di intensità e consistenza, fortunatamente, di gran lunga minore rispetto al caso di Via Morandi del 2014
Le condizioni politiche, sociali, culturali dell’intero e disgraziato Paese si riflettono su ognuna delle sue periferie, siano esse reali quanto metaforiche e la notizia di un fatto che potrebbe cadere nel giro di qualche ora si trasforma in caso mediatico nazionale: Torre Maura e l’Isveur iniziano ad essere sulla penna e sulla tastiera di ogni cronista. Ma, guai, che essi si siano minimamente sforzati di dire che la condizione di disagio degli abitanti di Torre Maura non è causata dal Centro di Via dei Codirossoni ma da un insieme di questioni che affondano le radici in problemi ben più ampi: disoccupazione, alcolismo, dispersione scolastica e princìpi di analfabetismo. 
Le modalità della protesta “dei (s)cittadini” (circa 30 – trenta) dell’Isveur è rimbalzata su tutti i mezzi di comunicazione nazionali a causa di questo gesto, ripreso dal ‘Corriere della Sera’ che ha fatto scalpore tanto per la propria simbolicità quanto per l’intrinseca cattiveria del gesto. Non parlo di violenza, che pure è evidente, quanto di intrinseca cattiveria perché mi sembra decisamente più appropriato:

Il cibo portato per il Centro di Via dei Codirossoni viene buttato a terra, pestato e calciato in segno di disprezzo nei confronti di persone d’etnia rom che – vox populi vox Dei rubacchiano e provocano tensione e paura all’interno della comunità cittadina, quale essa sia. Non solo residenti, anche organizzazioni politiche neofasciste hanno risposto alla chiamata dello spontaneismo situazionista xenofobo accorrendo da quartieri limitrofi. L’occasione fa l’uomo fascio, bisogna pur comprenderli.
Dal video girato da Veronica Altimari di ‘Roma Today è possibile notare che alle proteste dei residenti ha partecipato una buona fetta di delinquenti del quartiere, gli stessi che poi hanno incendiato i cassonetti e rovesciato gli stessi in strada. 
La conclusione (?) e il punto politico della vicenda
Questo il comunicato di Roma Capitale, prontamente pubblicato su Facebook dal consigliere Gianfranco Gasparutto di Torre Maura in quota Partito Democratico: «In merito al trasferimento di circa 60 persone rom dalla struttura di Via Toraldo a quella di Via dei Codirossoni, l’Ufficio Speciale Rom Sinti e Caminanti ha deciso di operare la ricollocazione delle persone presenti nella struttura presso altri centri d’accoglienza per persone fragili su tutto il territorio romano. Le operazioni saranno curate dalla Sala operativa sociale a partire da domani [oggi] mattina 3 aprile e si concluderanno nell’arco di 7 giorni»
Gianfranco, che conosco personalmente, non è una cattiva persona: tutt’altro. Tuttavia pur di continuare ad essere eletto accetta supinamente logiche che gli sono estranee, e questo non gli fa affatto onore, il suo commento è stato questo:

La questione soddisfa le richiesta dei cittadini. Dice. Tutti a casa, tutti contenti, togliere le barricate ché tanto quelle 60 (sessanta) saranno ricollocate altrove.
Cittadini e residenti giacobini che in realtà, come detto prima, data la loro posizione sociale di delinquenti non temevano tanto la situazione di avere dirimpettai che rubano, quanto piuttosto avevano il timore gli togliessero lo status.
Battua (amara) a parte, stamattina da Via dei Colombi si sentono le sirene della polizia andare verso l’Isveur, già dalle 10:00 è iniziata la dislocazione dei 60.
La periferia continuerà ad essere tale, il disagio seguiterà ad essere lo stesso, il Policlinico Casilino (una volta struttura pubblica) è sempre privato e i trasporti sono quelli che sono. Però i 60 (sessanta) l’avemo mannati via.

Contenti voi.

Le foto di Roberto Proietto, fotoreporter, riguardo i fatti di Via dei Codirossoni

foto ©RProietto

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foto ©RProietto

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