Karl Marx scrisse che la Storia si ripete due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa.
La prima volta, a seguito della catastrofe della Prima Guerra Mondiale, la Storia si è manifestata in tragedia: in Italia si iniziò a parlare di vittoria mutilata e il sentimento popolare assomigliava a quello presente nei paesi sconfitti, nonostante il bel Paese risultò vincitore.
I generali posti sotto processo dopo la disfatta di Caporetto, si convinsero del contrario.
I militari ritennero che la colpa era dei rossi: l’Italia era piena di socialisti e di pacifisti e se il clima era irrespirabile, certamente era colpa loro. Sarebbe stato utile del «bastone», come veniva chiamato allora. Anche Cadorna in una lettera indirizzata all’un tempo rivale Generale austriaco Konrad Krafft von Dellmensingen, all’indomani del delitto Matteotti, come «se allora [1915] ci fosse stato il governo forte di adesso [1925] sarebbe stata un’altra storia». Quella repressione arrivò, insieme con la rivendicazione di Istria e Dalmazia, con tutto quello che comportò.
A distanza di anni, il revisionismo su quella pagina di storia galoppa, così come infoibata, più che la popolazione italiana, è l’oggettività di quella fase.
Ma la tragedia è passata: il sipario è calato sul proscenio e si lascia il posto al secondo atto dell’Opera. O meglio, dell’operetta. La farsa sta nel Presidente del parlamento europeo che grida «Viva Istria e Dalmazia italiane» aprendo uno scontro diplomatico con i paesi balcanici coinvolti e che, a loro volta, rimandano al mittente le assurde rivendicazioni territoriali.
Non solo: rimandano al mittente parlando esplicitamente di revisionismo.
Ma la tragedia è passata: il sipario è calato sul proscenio e si lascia il posto al secondo atto dell’Opera. O meglio, dell’operetta. La farsa sta nel Presidente del parlamento europeo che grida «Viva Istria e Dalmazia italiane» aprendo uno scontro diplomatico con i paesi balcanici coinvolti e che, a loro volta, rimandano al mittente le assurde rivendicazioni territoriali.
Non solo: rimandano al mittente parlando esplicitamente di revisionismo.
E menomale che a rivendicare Istria e Dalmazia italiane è il Presidente del Parlamento Europeo.
Alla faccia dell’Europa, insomma.
Attendonsi proclami sull’italianità dell’Albania.
V soboto sem govoril o želji po potvarjanju zgodovine v Sloveniji. Enako se dogaja na italijanski strani meje. Žal s strani vidnih politikov, celo EU funkcionarjev. Zgodovinski revizionizem brez primere. Fašizem je bil dejstvo in imel je za cilj uničenje slovenskega naroda.— Marjan Šarec (@sarecmarjan) 11 febbraio 2019
traduzione del tweet: «Sabato ho parlato della deviazione della storia Slovenia. Lo stesso sta accadendo sul versante italiano del confine. Sfortunatamente, tra i politici presenti, anche funzionari dell’UE. Revisionismo storico senza precedenti. Il fascismo è stato un fatto [storico] e mirava ala distruzione della nazione slovena». Nel video, la sparata del Presidente del Parlamento Europeo.