Se ci si abitua alle divise la situazione è (molto) grave

fonte: Usb vigili del fuoco
Al di là del fatto che il Ministro dell’Interno sia un personaggio oggettivamente discutibile, il tema sollevato solamente (encefalogramma piatto dalla sinistra e dai comunisti, di ogni organizzazione politica) dal sindacato dei Vigili del fuoco dell’Unione sindacale di base, è significativo nella lettura dei fatti che ci circondano ogni giorno, siano essi politici che civici
Si tralasci, poi, per un momento il giusto richiamo dell’Usb all’articolo 498 del codice penale e si rifletta sulla manifestazione esteriore dell’indossare questa o quella divisa da parte del Ministro dell’Interno.
Piccola considerazione a monte 
La fase politica e culturale che stiamo attraversando è totalmente mediatica, ne è intrisa come un panno zuppo d’acqua che non si vuole strizzare o torcere. Non conta tanto il contenuto prodotto da un utente ma il suo effetto, sia esso positivo o negativo nei confronti – si badi bene – dei fruitori di quel contenuto. Non si sta parlando della totalità popolo di una nazione o del corpo elettorale nella sua interezza, ma soltanto di coloro i quali hanno accesso, tramite social network, a quei contenuti prodotti dall’utente in questione.
Torniamo alle divise
Al di là dell’aspetto simil-buongiornissimokaffèèéèé di un uomo di mezz’età che per creare uno stato permanente di agitazione inizia le dirette su Facebook con la divisa di qualsiasi corpo d’arma (tranne la Finanza, chissà perché!) ma esordendo con un patetico «buongiorno amiche e amici» per farsi vedere vicino al popolo, la questione inizia ad essere preoccupante. O almeno lo è per me.
La Storia insegna, tuttavia non ha scolari, diceva un tal Antonio Gramsci e in effetti si sta producendo questo fenomeno: indossare una divisa fa mediaticamente effetto, ma personalmente la vedo più negativa della cosa così come si manifesta.
I dittatori nazi-fascisti del secolo appena trascorso hanno iniziato così, mostrandosi al popolo “col pugno duro” rappresentato dalla divisa indossata, facendogliela in seguito digerire perché s’era creato il clima adatto per una guerra prima interna e poi esterna. Il nazista Hermann Göring insegna: il popolo non vuole mai la guerra, tranne nel momento in cui gli si fa credere che esiste un nemico interno:

«Ovviamente, la gente non vuole la guerra. Perché mai un contadino pezzente dovrebbe rischiare la vita in guerra quando il massimo che ne può ottenere è tornare alla sua fattoria tutto intero. Naturalmente, la gente comune non vuole la guerra; né in Russia, né in Inghilterra, né America, e per quello neanche in Germania. Questo è ben chiaro. Ma, dopo tutto, sono i capi della nazione a determinarne la politica, ed è sempre piuttosto semplice trascinare la gente dove si vuole, sia all’interno di una democrazia, che in una dittatura fascista. […] La gente può sempre essere condotta ad ubbidire ai capi. È facile. Si deve solo dirgli che sono attaccati e accusare i pacifisti di mancanza di patriottismo e di esporre il paese al pericolo. Funziona allo stesso modo in qualunque paese».

Se la gente (nel senso più ampio del termine e non circoscritto agli elettori della Lega) si abitua così repentinamente alle divise indossate dal Ministro dell’Interno che si fa un selfie bevendo caffè o mangiando sfogliatelle per dei beceri mi piace, la situazione è davvero grave anche e soprattutto perché la cosiddetta deriva autoritaria o autocratica è psicologicamente alle porte
Primo passo per un’accettazione politica del tutto.

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