Morti dodici lavoratori contadini, braccianti: sfruttati. A sinistra sono state molte le voci che hanno dichiarato come sia terribile il numero di «lavoratori immigrati» che sale vertiginosamente: il punto non è che siano immigrati ma che siano stati sfruttati nel lavoro e nella loro condizione umana conseguente.
La mancanza della politica
Nel giro di due campagne elettorali nazionali, il dibattito politico è scaduto e non poco. Le posizioni della desertificazione prodotta dal blocco antiberlusconiano degli anni ’90 si sta manifestando con tutta la sua violenza e realtà agli occhi di nuove generazioni di comunisti, socialisti (magari anche inconsapevoli di esserlo) i quali percepiscono solo confusione e mancanza di direzione in un’area politica egemonica fino al recente passato. Il concetto della trasformazione politica della società in senso socialista s’è via via perso a seguito della primazìa dell’interesse personale (o locale) su quello generale. Le rivendicazioni della sinistra in Italia sono percepite come un kaleidoscopio di questioni locali a cui manca una visione globale: l’adagio del pensare globale, agire locale è stato interpretato parzialmente e opportunisticamente da movimenti cosiddetti civici, urbani, passando per centri sociali e reti sociali il cui unico interesse era l’agire locale per un pugno di notorietà in questo o quel consiglio comunale, grazie alla sponda che veniva fatta loro dal consigliere dissidente di turno, sia esso della fu Sel o del Pd.
Stante il quadro disarmante per cui alla politica s’è sostituito il tifo: non si è più ideologicamente da una parte o dall’altra ma si è circostanzialmente e momentaneamente da una parte o dall’altra, emarginando l’altro della parte opposta, salvo poi trovarsi a “barricate invariate” l’uno e l’altro su un’altra questione; la soluzione è la politica con la P maiuscola che agisce e pensa, applicare la teoria e la prassi gramsciana, in altre parole. Il quadro della percezione della sinistra, in Italia, tuttavia, è quello per cui un’area che, evidentemente, è andata sfibrandosi a causa di narcisismi, opportunismi personali e politici dal 1989 ad oggi (passando per la rifondazione comunista, i comunisti italiani e i cartelli elettorali a cui nessuno dava il minimo credito). Un’area politica che ha fatto prevalere su di essa il correntismo e che ha prodotto non più un’immaginario da costruire e da opporre a quello dominante ma opportunismo politico e narcisismo di dirigenti.
Dirigenti che, a riguardo, si sono preoccupati del tentativo costante del mantenimento del loro ruolo mediante questa o quella tornata elettorale e a cui non è seguita la formazione e la creazione di un’altra classe dirigente.
Apres moi, le deluge
La classe dirigente della sinistra comunista in Italia ha assunto la frase “dopo di me, il diluvio” trasportandola e facendola propria nell’agire quotidiano di ogni organizzazione politica all’interno dell’are appena denominata. Un esempio? La quasi totalità dei “giovani dirigenti” del Partito dei comunisti italiani ora è inquadrata nelle file del Pd o Liberi e uguali (dopo essere passati per Sel). La formazione delle classi dirigenti, nell’ambito delle organizzazioni della sinistra in Italia, trattavasi in estrema sintesi di un gruppo di accoliti che accettava pedissequamente il politicismo e gli opportunismi del segretario di turno, devastando una comunità umana e politica, provocando lotte intestine e interessi di parte fra comunisti, socialisti, anticapitalisti etc.
La gerarchia
Nel quadro disarmante prima espresso, in cui da una parte il neo-fascismo sta riemergendo istituzionalmente grazie alla sponda leghista e grillina, il deserto politico della sinistra comunista, socialista, anticapitalista in Italia almeno su questo non deve avere tentennamenti: non esiste alcuna gerarchia tra sfruttati. Non esiste alcun “prima gli italiani”. Gli sfruttati non hanno nazione. Battersi per la trasformazione del mondo in senso socialista significa, anzitutto, combattere chi sta organizzando la crociata della gerarchia degli sfruttati: Mario di Termoli, disoccupato, per costoro, avrebbe più diritto ad essere “salvato” di Muhammad di Bamako (Mali), che magari vive sempre a Termoli e lavora in un’azienda casearia di quelle parti.
Un’organizzazione che si batte per il superamento del capitalismo, deve far sì che si ricostruiscano gli anticorpi all’interno della propria comunità, in senso stretto. Dopodiché, dovrà (ri)aprirsi all’esterno, contestualmente a quest’azione, dovrà formare dirigenza politica (i famosi quadri) facendo in modo che essi non solo “pensino” ma militino, fattivamente, nelle loro realtà e attività quotidiane, secondo le proprie possibilità.
Prima gli sfruttati di tutti i paesi, per una nazione umana universale contro il capitalismo trasnazionale.
In realtà non ne faccio un discorso religioso
Doppiamente sfruttati nei tempi: prima nei loro paesi d'origine e poi qui; ammansiti, "convertiti", vessati e traviati: ammorbiditi, spesso, dalle sette monoteiste bibliche e coraniche.