È ricominciata la campagna elettorale. Lo si vede dalle roboanti (vibranti cit. Giorgio Napolitano) dichiarazioni vuote e senza senso provenienti dai cinque stelle, dalla Lega, dal PD e da Berlusconi.
«Come abbiamo detto in campagna elettorale è finita l’epoca dei governi non votati da nessuno. Il premier deve essere espressione della volontà popolare. Il 17% degli italiani ha votato Salvini Premier, il 14 Tajani Premier, il 4 Meloni Premier. Oltre il 32% ha votato il MoVimento 5 Stelle e il sottoscritto come Premier. Non mi impunto per una questione personale, è una questione di credibilità della democrazia. È la volontà popolare quella che conta. Io farò di tutto affinché venga soddisfatta. Se qualche leader politico ha intenzione di tornare al passato creando governi istituzionali, tecnici, di scopo o peggio ancora dei perdenti, lo dica subito davanti al popolo italiano».
Su tutti i giornali, ovviamente, vengono riprese le parole di Di Maio:
«sono stato il più votato come premier». Massimo Bordin
nel corso della sua quotidiana rassegna stampa ha ironizzato:
«Adesso mettiamoci d’accordo per raccordare la presunta volontà popolare di Di Maio con la Costituzione che non parla di elezione diretta del Presidente del Consiglio [cioè il premier ndr]». Di Maio non è che si impunta a vanvera:
i (s)cittadini l’hanno votato come candidato premier, così come gli elettori della Lega hanno votato Salvini Premier etc. Ora, in tempi di crisi e di informazione deviata, è bene riprendere ogni concetto e ripeterlo fino allo sfinimento:
il “Premier”, in Italia, non esiste. I Governi, tecnicamente, non sono votati da nessuno, come al contrario afferma Di Maio. Nella Costituzione italiana, tanto per fare un esempio, non sta scritto da nessuna parte il termine
premier, né tantomeno è mai stato normato che il candidato del primo partito debba
obbligatoriamente essere designato dal Presidente della Repubblica come Presidente del Consiglio dei Ministri (non
premier). Craxi è stato per anni Presidente del Consiglio con lo PSI ben lontano dal 15%.
Non è un problema di nomi ma di poteri: il Presidente non è eletto direttamente. Speriamo che qualcuno lo spieghi a Di Maio.