Tutte le giravolte di Lega e Movimento 5 Stelle su Euro e Europa: è iniziata la campagna acquisti. #famosevolébene

È iniziata la campagna acquisti. Di qualsiasi colore sia il nascituro governo, i due attori principali (Salvini e Di Maio) hanno iniziato una propria, personalissima, campagna volta al famose volé bene nei confronti dei vertici europei.

«Prenda me!», «No, prenda me!», sembra dicano Di Maio e Salvini su un immaginario palcoscenico di fronte ad una platea composta da un solo spettatore: Pierre Moscovici (Commissario europeo per gli affari economici e monetari) il quale prende appunti, silenziosamente.
In effetti i due sono arrivati al culmine delle loro giravolte e tuffi carpiati su posizioni spinose come Europa, dunque vincoli europei, rapporto deficit-PIL; NATO, guerre imperialiste, immigrazione e quant’altro.
I due hanno tenuto, ieri e oggi, una conferenza stampa con la stampa estera e sia uno che l’altro hanno pronunciato le seguenti dichiarazioni:
Così Salvini (Ansa del 14/03/2018):

«Tagliare le tasse porterà ad una riduzione del rapporto debito-pil e ad un aumento della ricchezza reale degli italiani. Questo lo faremo possibilmente rispettando i parametri imposti da Bruxelles, dico possibilmente, perché questi numeri con le nostre riforme prevedono che il famoso tetto del 3 per cento venga rispettato. Ovviamente, se per aiutare la crescita si dovesse sforare dello zero virgola qualche vincolo europeo, quello zero virgola non sarebbe un problema».

Così, Di Maio (AskAnews del 14/03/2018):

“Con la Ue «vogliamo avere un’interlocuzione ferma ma collaborativa», sapendo che il quadro politico europeo «ci offre nuove opportunità», e che – rispetto al proprio elettorato – «abbiamo un vantaggio: ho detto in campagna elettorale che non era più il momento di uscire dall’euro, non abbiamo mai chiesto di uscire dalla Ue, e abbiamo detto che non avremmo lasciato il Paese nel caos. Questa linea la porteremo avanti anche dopo le elezioni». Lo ha detto il capo politico del M5s Luigi Di Maio, incontrando la Confcommercio a Milano. Segnali distensivi verso la Ue anche sul tema del rispetto dei parametri: «Prima di parlare di sforamento del 3% andrei a vedere come si spendono i soldi»

Insomma nessuno ha mai detto che avrebbe fatto cose. Cose come uscire dall’UE, agitare lo scalpo dell’Italexit dall’Euro, ridiscussione del debito pubblico nelle città amministrate etc etc. Niente di niente. E se qualcuno se ne accorge è solo uno svitato, come chi sta scrivendo queste poche righe.
Distensione è la parola chiave di questi giorni pre-Governo. Termine su cui il buon Guareschi aveva già ironizzato sui rapporti fra il PCI e la Chiesa in «Don Camillo Monsignore ma non troppo»: «Beh, possiamo percorrere questa strada insieme, Senatore», diceva il neoeletto Monsignore, «siamo in piena distensione!».
Qualche anno fa, tuttavia, era ben altro il tenore dei commenti dei due vincitori delle elezioni appena conclusesi:
#Renzi fa voce grossa con la #Merkel, poi cala le braghe e conferma che “Italia rispetterà vincoli dell’Europa”. E si muore. #Salvini #Lega

— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 2 ottobre 2014

Rispettre i vincoli significa «calare le braghe» all’UE. Giusto un tantino differente da quanto appena dichiarato (vd sopra). Ops!

O ancora:

#Renzi abbaia ma non morde, al guinzaglio di Berlino e Bruxelles. Dice che rispetterà vincoli di quest’Europa, una gabbia di matti! #Salvini

— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 14 settembre 2014

Meglio ancora erano le performance politiciste di Di Maio su «chiediamo il parere agli Italiani sull’Euro, così da avere potere “contrattuale” (SIC!) in più a quei tavoli [europei n.d.r.]».

Lo so che è da tempo che cito Fantozzi ma anche in questo caso non mi sembra improprio tirare in ballo il ragioniere. Tutta questa vicenda, per cui entrambi partono «incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri», come cantava Rino Gaetano, mi ricorda la scena del Conte Catellani, quello del biliardo e della statua della madre a cui i dipendenti dovevano inchinarsi prima di entrare a lavorare. Un giorno Fantozzi, dopo aver intruppato contro lo spigoloso ferro da maglia della statua posta al centro della scalinata, inizia a prendere a calci la struttura inanimata dicendo «Puttana! Vecchia Stronza!». Catellani, ovviamente, non poteva lasciare correre quel gesto d’insubordinazione e irrompe nella sala mensa in piena pausa pranzo: «Lo diceva sua moglie quando urlava vecchia stronza e puttana, vero?». Filini e Fantozzi, servilmente, confermarono, anzi, lo urlarono di nuovo, rivolgendo gli insulti alla povera Pina.
Le istituzioni Europee sono un po’ come Catellani di fronte a Fantozzi e Filini (M5s e Lega): «Quando dicevate di uscire dall’Euro parlavate delle vostre mogli, vero?».

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