L’importanza di avviare un dibattito aperto, da anticapitalisti, riguardo il Fiscal Compact e le problematiche che tale compito porta con sé, è un obiettivo che non può considerarsi un traguardo, anzi. Rappresenta, infatti, l’inizio di un percorso che dovrà necessariamente proseguire sul terreno dello scambio e della partecipazione comune, al fine di consolidare quel dissenso positivo, o costruttivo, come si leggerà nel corso dell’e-book. Dall’anno dell’introduzione del Pareggio di Bilancio in Costituzione, una parte della politica e dell’opinione pubblica ha iniziato a dissentire su ciò che il Governo Monti di allora aveva ratificato, andando de facto a ledere i principi della Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza. Tuttavia, la maggioranza del Paese era completamente all’oscuro di ciò che significasse (e significhi ad oggi) il termine Fiscal Compact, nonostante l’approvazione da parte del Governo Monti, così come allo stesso modo è ad oggi del tutto ignaro ai più come mai le amministrazioni locali delle grandi metropoli (ad esempio Roma) hanno sempre la metaforica “coperta corta”.
Il nodo cruciale del dibattito attorno al Fiscal Compact sta in questo: il tema, avendo assunto proporzioni enormi, tocca questioni della vita quotidiana di ognuno, che sia un abitante di una piccola o grande città. È un dovere avviare un percorso di dibattito attraverso il lavoro quotidiano di Pressenza e delle organizzazioni politiche interpellate per la realizzazione di questo piccolo e-book. È un dovere proseguire l’interazione avviata per poter far sì che si creino dei ponti fra chi ha avuto l’idea di realizzare questo prodotto e chi ha avuto il coraggio di avviare una campagna (Stop Fiscal Compact) in una fase politica come quella attuale.
Quando si parla di quest’argomento, infatti, si tocca inevitabilmente la questione del sistema economico, del capitalismo e della sua crisi; della sua connotazione violenta e del suo superamento; delle possibili alternative. Si tocca, in sostanza, un dibattito politico mai neanche lontanamente sfiorato nel nostro Paese, tutto rivolto ed attento agli occhiali che portava Grillo, alla camicia di Renzi o alla giacca di Di Maio, fino alle felpe di Salvini. Si tocca, dunque, il nerbo di quel che dovrebbe essere il dibattito politico e culturale di un Paese. È per questo che Multimage ha sposato il progetto di Pressenza di pubblicare un e-book a riguardo: creare dibattito, creare coscienza critica (anticapitalista, necessariamente), far incontrare posizioni, far dialogare attivisti, giornalisti e soggetti politici è uno degli obiettivi. Uno, per l’appunto, non l’unico. Stante la situazione politica del Paese, dibattere attorno a questioni reali e d’importanza massima non è direttamente proporzionale all’acquisizione di consenso (elettorale e culturale) nella società e nella più che polarizzata opinione pubblica italiana (referendum del 4 dicembre docet). Tuttavia il nostro risultato sarà a lungo termine, prendendo in prestito le parole di Alexander Langer nel 1994 al Convegno giovanile di Assisi, il quale a sua volta parafrasava il motto del Barone De Coubertin in occasione dei giochi olimpici: «Lentius, profundius, suavius», al contrario di «Altius, citius fortius».
«Era un motto giocoso, di per sé, che riguardava una competizione olimpionica» ma dal sostrato ludico, spiegava Langer. Tuttavia «oggi 1’“altius, citius fortius” rappresenta la quintessenza della competizione della nostra civiltà: ci viene detto di sforzarsi “ad essere più veloci, più forti e di arrivare più in alto”. Io vi propongo, al contrario, il “lentius, profundius, suavius”, cioè il capovolgimento di ognuno di questi temi».
Perché con questo motto (o, nel nostro caso, parlando di Fiscal Compact e di anticapitalismo) «non si vince nessuna battaglia frontale» ma «forse si avrà il fiato più lungo».
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