Plaza de Cibeles. Futuro prossimo. *

di Marco Magnante

La piazza si è riempita già dalla sera precedente.

Nessuno vuole perdersi lo spettacolo.
È una giornata d’inverno, ma anche il sole vuole partecipare e scalda la folla con la luce del mattino.
Arriva la carretta.
Un brusio che diventa boato.
Si è lui, è proprio lui. Il cittadino Filippo, quello conosciuto come Filippo VI tiranno di Spagna, prima che il popolo liberasse la Zarzuela.
Trema Filippo, dentro la sua camicia bianca aperta fino al petto.
Trema nel vedere i sei scalini che portano alla ghigliottina.
Ma trema soprattutto nel vedere lui.
«Ma io ti conosco!»
Gli occhi del boia si riempiono d’orgoglio.
«Sei Sanson. Ma come è possibile? Hai tagliato la testa al re Luigi, non dovresti essere qui, non dovresti essere vivo.»
«Ma il mio lavoro non è finito, cittadino Filippo. Finche ci sarà un re, ci sarà bisogno di me» è la risposta colma di ardore di Sanson.
La piazza ammutolisce, Filippo anche. Si sente solo il rumore degli scarponi del boia.
Fra poco non solo non sarà più Re ma sarà solo un ricordo.
Viene strattonato e la sua testa è infilata li dove deve stare.
La vecchia ghigliottina è arrugginita ma fa ancora il suo lavoro.
E’ un attimo.
La testa rotola.
La piazza urla di gioia in un tripudio di bandiere catalane, basche, galiziane e di di tricolori repubblicani rosso-giallo-viola.
Sanson se ne va, non è il suo momento di gloria.

Con un ghigno felice torna a casa aspettando di essere chiamato per un altro lavoro.
Qui ha finito.



La Spagna è libera.

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