Non sono un grande appassionato di calcio, anzi, se dicessi che tifo per il Venezia perché mi sono innamorato della città sospesa sull’acqua da quando ero molto molto piccolo, sarei – quantomeno – preso in giro a vita.
Nonostante non coltivi questo grande amore per il calcio, ogni tanto, quando il Venezia era stato retrocesso d’ufficio in serie D causa plurifallimento, qualche partita la seguivo; il nome di qualche giocatore me l’ero perfino imparato. Quando trasmettevano la partita su Rai Sport 1, una tra quelle rare volte che trasmettevano il Venezia, emettevo un grugnito di incoraggiamento ogni volta che Volpato prendeva la palla.
Gliela serviva da dietro Lelj, il centrocampista che ora milita in una delle squadre dell’eccellenza vicentina, credo sia col Marano, ma come dico, sbaglio.
Soffrivo insieme ai tifosi quando, in diretta, il Treviso aveva rifilato tre gol al Venezia e Zubin ne era riuscito a mettere dentro uno solo e pure su rigore.
Disfatta completa, ma c’era l’orgoglio lagunare che faceva cantare ‘el pope’ a tutta la curva.
In quel periodo, nel secondo liceo (per i profani, quarto superiore), era arrivato nella mia classe un compagno nato in Italia ma con origine iraniane.
Giocava e gioca a calcio a 5, in difesa, e non è niente male, anzi!
Qualche volta ci vedevamo per studiare insieme: lui era molto intuitivo nelle materie scientifiche e a matematica era molto bravo mentre io, appena mi mettevano tre cifre sotto gli occhi, le pupille iniziavano ad allargarsi come in preda ad overdose.
Lui, comunque, sempre oltre la sufficienza nelle materie scientifiche. Io costantemente ad aggrapparmi ad un 6-/5 e mezzo sperando che lievitasse da sé in una stiracchiata sufficienza che non mi facesse prendere il debito.
Comunque sia, le materie letterarie erano quello che mi piaceva, quindi ci compensavamo: io dicevo in breve a lui qualche autore di latino, la critica e l’analisi di qualche testo; lui mi indottrinava in matematica. Così come faceva l’altro compagno che, da un’altra scuola della periferia romana, era approdato insieme a lui nella classe in cui stavo del Bdn.
Una volta, in cui la voglia di studiare non era elevatissima, non che fosse impossibile questo fattore, per la verità (eravamo molto discontinui nello studio, ma almeno armati di buona volontà), mi aveva fatto vedere il video di un giocatore iraniano famoso anche in Europa e di cui, ovviamente, ignoravo completamente l’esistenza.
Mi aveva fatto vedere qualche video scritto in persiano, caratteri a me incomprensibili, che però a lui riusciva facilissimo leggere, ovviamente.
Ali Karimi, era il giocatore del video.
Il tizio faceva girare gli occhi e la testa ai difensori avversari, era una specie di fenomeno ai miei occhi e in effetti in un video, stavolta a caratteri latini, la descrizione recitava “Ali karimi, iranian Maradona”.
Magari un po’ esagerato il paragone, ma certamente quel giocatore lì aveva capacità.
L’altro giorno mi imbatto, per caso, nel tabellino delle partite che si succederanno nei prossimi giorni per l’inizio dei mondiali di calcio del 2014 che, quest’anno, si svolgeranno in Brasile.
Noto, non con poca sorpresa, che in un girone è inserito anche l’Iran e penso alla squadra sognata che mi ero fatto, in cui c’era anche Ali Karimi, nonostante in questi ultimi anni non abbia più indossato la maglia della sua Nazione.
Ripenso al compagno di classe che esultava per le vittorie dell’Iran in coppa d’Asia di quell’anno in cui mi aveva fatto vedere il video delle prodezze del giocatore iraniano, che ha giocato anche in Germania nel Bayern Monaco.
Ho mandato un po’ la testa in tilt e ho associato quell’Iran, quell’Ali Karimi e a come sarà vissuto il mondiale in quella casa di Centocelle. A tifare, sorridendo spensieratamente, due nazionali.