Se viene rovinato anche il 25 aprile

Oggi, è il 25 aprile e, personalmente, ho acquisito il valore della giornata del 25 aprile cammin facendo, non sapevo nulla di lotte partigiane, azionisti, comunisti, socialisti. 

Ho appreso man mano il valore della Resistenza e delle lotte partigiane durante il liceo, poi – ovviamente –  in questi anni universitari, stando a contatto con i compagni e le compagne delle sezioni di Tor Bella Monaca, del Villaggio Breda, quest’ultima intitolata ad un partigiano del luogo che, prima, più che urbanizzato era piena campagna. 
Ai cortei del 25 Aprile ho cominciato ad andarci tardi, partecipando, inizialmente, alla commemorazione territoriale a Piazza delle Camelie, a Centocelle; da quattro anni a questa parte vado anche al corteo centrale che arriva a Porta San Paolo, terminando col comizio a Piramide. 
Oggi, ad esempio, sono partito da casa felice: mi ero addirittura messo la giacca, m’ero vestito bene. Mi sarei preparato per la solita camminata antifascista assieme ai compagni, a gente comune, magari non iscritta ad alcun partito, ma che sente di dover manifestare il proprio antifascismo contro la nuova alzata di scudi dei fascisti in tutta europa. 
È un dato di fatto: le elezioni amministrative in Francia hanno consegnato un Fronte Nazionale della Le Pen in grande spolvero sebbene si fosse presentato solo in 600 comuni; piazza Maidan, in Ucraina, ha visto la passerella dei fascisti di Settore Destro e la distruzione delle sezioni delle organizzazioni comuniste ucraine.
Non sapevo di essere comunista, mi hanno insegnato ad esserlo ed è un qualcosa di inspiegabile: non è una moda né un momento giovanile, come possono dirti, è una speranza per una nuova umanità, realmente.
Comunque sia, mi metto in moto e prendo la metro; arrivo a Colosseo, dov’era l’appuntamento per la partenza del corteo. 
Arrivo, vedo la polizia che tiene distanti i gruppi della comunità ebraica romana e della Brigata Ebraica, quella brigata partigiana che ha combattuto nelle fila dell’esercito inglese. Volano parole da parte loro nei confronti dei palestinesi: «Fascisti! Assassini!». 
Si continua così finché il presidente della comunità ebraica Pacifici dice che «La festa è nostra, W Il 25 aprile», con annesse prese di posizione da parte dei manifestanti, cioè, che se ci fosse stata anche una sola bandiera palestinese, il corteo non sarebbe partito.
La situazione cambia rapidamente in pochissimi minuti, la polizia circonda le persone con le bandiere della Palestina, il corteo parte e lascia i comunisti al palo perché stavano difendendo il diritto alla manifestazione per chi possedeva quelle bandiere https://www.facebook.com/photo.php?v=289439267881703&l=3474844196601414610
Arrivano discussioni su discussioni mentre si sta fermi: provocatori ai lati della strada che tastavano il nostro livello di sopportazione , momenti di tensione quando alcuni, veri e propri energumeni che si sono dichiarati appartenenti alla comunità ebraica, con tanto di bandiera con la stella di David in mano, hanno iniziato ad aggredire verbalmente e fisicamente alcuni manifestanti. 
Un compagno, nella mischia, si è beccato un cazzotto sullo zigomo. 
Una signora che teneva una bandiera palestinese, ignara, si è trovata un signore che le brandiva una bandiera israeliana davanti mentre la intimava di rimuovere immediatamente quel pezzo di stoffa palestinese.
Il tizio che brandiva la bandiera dello Stato Israeliano, visto che la signora non abbassava la bandiera, ha iniziato a prenderle la stecca di plastica e dire «Non ci deve stare questa! La dovete togliere!». Sono susseguite, poi, delle fasi concitate in cui la polizia ha cercato di azionare le proprie camionette, i celerini si sono messi i caschi, è arrivata anche la finanza a dare man forte.
Nel parapiglia un altro energumeno ha iniziato a provocare altri manifestanti da un’altra parte della strada, molto ravvicinata a quella precedente visto il fazzoletto di terra in cui si stava svolgendo l’azione. Il risultato è che sono volate parole grosse «Vattene da qui!» e «Non mettete le mani addosso, vi ammazzo tutti!», mentre riprendevo la scena col cellulare un altro signore mi mette la mano sul telefono e mi ostruisce la visuale. 
I compagni di Labaro Tv, mentre riprendevano tutto da più vicino, si sono visti rompere la propria telecamera, dopo essere stati aggrediti verbalmente e non.

Non ho una tempra fortissima, lo ammetto, e, visto tutto questo, mi siedo da una parte a ragionare su come il nostro 25 aprile di quest’anno sarebbe stato compromesso definitivamente. «Il 25 aprile, per me, è Natale», mi dice Eugenio, un compagno, un ragazzo.

Come non condividere quanto detto? E’ la festa della pace, per la liberazione di tutti i popoli da tutti gli oppressori, della liberazione partigiana dal nazifascismo. E questo, forse, alla comunità ebraica romana non è andato a genio.
Rimaniamo fermi, ancora fermi, partiamo tardissimo quando ormai la testa del corteo ha già raggiunto la Piramide e Porta San Paolo, dileguandosi completamente, per poter concedere la sfilata al sindaco Marino che ha retto lo striscione dell’Anpi per i canonici minuti utili allo scatto di qualche foto. 
Partiamo cantando ‘Su comunisti della Capitale’: eravamo duecento, ma sembravamo un milione tale era l’aria che era presente nei polmoni di ognuno. Mi sono messo a filmare su un muretto la scena https://www.facebook.com/photo.php?v=289460834546213&l=4636604421531018927 e non era niente male, al colpo d’occhio. 

Personalmente, non ho la tempra di reggere una situazione di tensione in un ambito che sarebbe dovuto essere, per la mia visione pacifista e non violenta, una passeggiata antifascista, per la Liberazione vera e reale. 
Non sopportavo l’idea che degli energumeni avessero rovinato un 25 aprile, prima di Porta San Paolo me ne sono tornato indietro.
Forse, magari sicuramente, ho sbagliato. 
Ma il 25 aprile, per me, è la festa della pace, della Liberazione dei popoli per la costruzione di una nuova umanità. 
Del socialismo, perché no…

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