“Napolitano è l’unico, in questa fase, che ha una pistola carica da mettere sul tavolo”
Il dibattito politico non accenna a diminuire di intensità, neanche durante la pausa estiva delle Camere.
Dopo l’abolizione dell’Imu sulla prima casa, ora la questione principale per la vita del Governo è la grazia al condannato Silvio Berlusconi che, chiuso in Villa San Martino, starebbe meditando qualcosa in proposito.
Reduce
dalla manifestazione in via del Plebiscito a Roma, in cui aveva
scandito di essere innocente e di non mollare, il leader del Pdl e della
rinata Forza Italia 2.0 però, non starebbe chiedendo la grazia.
A
questo punto la situazione di stallo del Governo si palesa sempre di
più: il Pdl chiede agibilità politica per il suo leader, Pd ed
opposizioni (da Sel al M5S, dal Psi a Scelta Civica) non ritengono sia
possibile avallare la sentenza definitiva in Cassazione che ha
condannato Berlusconi, tant’è che la Giunta per le Elezioni in Senato,
al momento della riapertura dei lavori delle Camere, avrà in mano la
palla infuocata di esprimersi in merito.
In ballo, è bene ricordarlo, c’è la legge Severino (235/2012) approvata dal Governo Monti, e quindi votata sia dal Partito Democratico sia dal Popolo delle Libertà, che recita: Art.1 «Non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di deputato e di senatore: a) coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione
per i delitti, consumati o tentati, previsti dall’articolo 51, commi
3-bis e 3-quater, del codice di procedura penale; b) coloro che hanno
riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione
per i delitti, consumati o tentati, previsti nel libro II, titolo II,
capo I, del codice penale; c) coloro che hanno riportato condanne
definitive a pene superiori a due anni di reclusione, per delitti non
colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della
reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni, determinata ai
sensi dell’articolo 278 del codice di procedura penale»; Art. 3«Qualora
una causa di incandidabilità di cui all’articolo 1 sopravvenga o
comunque sia accertata nel corso del mandato elettivo, la Camera di
appartenenza delibera ai sensi dell’articolo 66 della Costituzione.
A tal fine le sentenze definitive di condanna di cui all’articolo 1,
emesse nei confronti di deputati o senatori in carica, sono
immediatamente comunicate, a cura del pubblico ministero presso il
giudice indicato nell’articolo 665 del codice di procedura penale, alla
Camera di rispettiva appartenenza».
Non si tratta di giudici comunisti o toghe rosse, pubblici ministeri politicizzati o Ilda Bocassini
femminista e comunista, si tratta di una legge approvata il 31 dicembre
del 2012 dal Governo tecnico. Quello subentrato alle dimissioni di
Berlusconi. Quello appoggiato da Pd e Pdl.
E quindi via, ancora, alle minacce del partito del ‘piazzista di Arcore’, come l’aveva apostrofato Indro Montanelli, che andavano dal «ci dimettiamo tutti se condannano Silvio» di Maurizio Gasparri al più cauto «il Governo deve respirare con i propri polmoni» della colomba Gaetano Quagliariello.
Di scenari futuribili e di durate di governi tecnici, di grazie non chieste e di agibilità politiche ne parla Massimo Bordin, giornalista di Radio Radicale che ogni mattina dal lunedì al venerdì, va in onda con ‘Stampa e Regime‘ la rassegna stampa dell’emittente radiofonica in questione.
Il Pd ha deciso che voterà la decadenza da senatore nei
confronti di Silvio Berlusconi. Da una parte Zanda ha dichiarato come le
sentenze si rispettino, dall’altra Rosy Bindi ha affermato che chi
voterà il contrario farebbe vivere il governo ma non il partito. Come ci
arrivano i democratici ad uno degli appuntamenti cruciali della
legislatura?
Mi pare che ci arrivino, contrariamente al solito, abbastanza uniti.
Non mi pare che ci sia, però, qualcuno che metta in dubbio il voto sulla
decadenza, ovviamente questo problema avrà riverbero sul governo,
questo è logico.
Poi, ci sarà un dibattito che non sarà semplice, mi
pare di capire: da un lato c’è qualcuno che parla di incostituzionalità
di questa legge…
La legge Severino del Governo Monti….
…che, appunto aveva l’appoggio del Pdl, quindi la situazione è anche abbastanza singolare.
C’è,
inoltre, questa storia della retroattività della legge: io non sono un
giurista, ma mi pare di capire che, a livello di buonsenso, ci si
riferisca alla sentenza definitiva e non alla commissione del reato.
Berlusconi vorrebbe prendere tempo ma non sarebbe
intenzionato a chiedere la grazia: né arriverà dagli avvocati, né dai
figli. Nel frattempo Marina, interpellata a destra e a manca su una sua
probabile discesa in campo, smentisce….
Sì, ma le smentite sono sempre da prendersi con le molle…
Proprio perché è arrivata la smentita non potrebbe essere lei stessa la candidata?
Appunto….
Certo che poi, ipotizzare scenari su come la cosa si possa determinare, forse è ancora presto.
Però una cosa va detta, riguardo l’aspetto della grazia: mi pare che si stiano rendendo conto che è impraticabile.
Non è che Giorgio Napolitano può dargli grazia con una “stampante apposita” che continua a stampare le “grazie”: adesso arriveranno al termine altri quattro processi, ed è assolutamente evidente che la soluzione non è la grazia.
Anche perché di qui a sei mesi, massimo un anno, si verificherebbe di nuovo la stessa situazione.
E allora? Un’altra grazia?
Non è una strada percorribile dal Pdl, dunque…
Ma non è una strada percorribile per nessuno, mi sembra evidente.
Come mi sembra abbastanza impraticabile la soluzione politica.
Mi pare di capire che, ormai, anche i “super falchi”
del partito si siano accorti che la storia della grazia non ha senso e
quindi, dal loro punto di vista, si è sentito parlare di trovare una«soluzione politica».
Ma
non vuol dire nulla, si tradurrebbe nel famoso salvacondotto?! E’ un
istituto che non c’è e che nessuno può dare: un minimo di separazione di
poteri c’è, e non rimane praticabile neanche questa via.
A riguardo della grazia per Berlusconi, Lucio Malan (Pdl),
proprio ai microfoni di RadioRadicale, ha chiamato in causa l’ex
partigiano ed ex parlamentare PCI Francesco Moranino
per chiedere che venga concessa la grazia al leader del Pdl come fu
fatto negli anni ’60 con il ” feroce Gemisto”. Non sembra una “chiamata in causa” un po’ azzardata da parte di Malan?
Beh, oddio, Moranino non aveva “evasione fiscale” come reato, ma una
cosa come “triplice omicidio” e, per altro, era stato accusato di aver
fucilato non dei fascisti bensì dei partigiani socialdemocratici.
Malan, infatti, testualmente dichiara che “il feroce Gemisto” aveva commesso reati «ben più gravi della frode fiscale». Ma, appunto, non è impropria come “chiamata in causa”?
Il contesto era diverso e la “questione Moranino”, poi, ebbe due
passaggi: prima dovettero per forza di cose ridurgli la pena, e lo fece
Giovanni Gronchi; poi Giuseppe Saragat gli concesse la grazia, ma era
una delle condizioni che aveva posto il PCI per votarlo, lo sanno tutti.
Quella era un situazione molto particolare ma il paragone mi pare molto azzardato: lì ci si riferiva a tempi “di ferro e di fuoco”, c’erano state amnistie etc.
Insomma, non mi pare perfettamente calzante come esempio.
Ma
ripeto: il problema vero per Berlusconi non è tanto la qualificazione
di questa condanna ma il fatto che ci siano altri procedimenti in corso.
Per
altro, io ho notato un’altra cosa, che ho anche dimenticato di dire
nella Rassegna Stampa appena conclusa (di oggi lunedì 19 agosto nda):
oggi ‘Il Giornale‘ realizza una grafica in cui mette le fotine di coloro che sono per il “no” alla decadenza e di quelli che sono per il “si” alla decadenza.
Per
carità: non sono io a dover insegnare il mestiere agli altri, ma ne
esce fuori che il fronte favorevole alla decadenza è abbastanza ampio:
da Macaluso a Di Pietro che, normalmente, proprio su questioni della
giustizia sono come cane e gatto, ma che su questa convergono.
Se si
va a vedere , invece, i nomi di coloro che esprimono parere contrario
alla decadenza si verifica che le persone che compongono tale
schieramento sono il nocciolo duro del partito di Berlusconi.
Evidenziandolo così con le foto, sembra, quasi, una prova di isolamento.
E
anche l’intervista (sempre su ‘Il Giornale’) al membro del CSM su
nomina del Pdl – persona seria e bravo giurista, per carità – ha effetto
consolatorio nei confronti del lettore amico ma il lettore neutrale
può considerarla di parte e potrebbe dire “vabbè, ma questo è amico
vostro.. ce ne sarebbe voluto un altro!”.
E, quindi, per il Pdl è un po’ difficile anche come battaglia politica, non so come ne possano uscire.
L’ex Ministro per l’Attuazione del programma nel governo
Berlusconi IV Gianfranco Rotondi ha anticipato uno scenario post
Berlusconi in un paio di tweets nei giorni scorsi. Egli ha in mente di «stracciare il sindaco di Firenze» (qualora venisse candidato nda) «sia con Alfano, sia con Marina»
come candidati, ma basta che ci sia un progetto a monte. Tale progetto
deve essere aggregativo e deve saperlo essere da PierFerdinando Casini a
Marco Pannella. Potrebbe mai succedere?
(ride nda) Mah, non lo so. Io sono abbastanza avveduto e uso al mondo da evitare affermazioni su ciò che può fare Pannella.
Ad occhio e croce, allo stato dell’arte, mi sembra abbastanza improbabile.
Anche se debbo dire che il Pd ha fatto di tutto per spingere a destra i Radicali: tutto ciò che poteva fare, l’ha fatto.
Tornando agli scenari politici futuribili, Paola di Caro, sul ‘Corriere della Sera’
del 17 agosto, ipotizzava tre scenari: un voto immediato entro
l’autunno (ma con Napolitano contrario); la formazione di un nuovo
Governo formato da Pd e M5S con Pdl fuori per arrivare al 2015; la
formazione di un governo di scopo per varare la legge di stabilità e la
legge elettorale. Poi urne. La “via” di Bordin qual è?
Io credo che l’ostacolo vero sia: adesso deve decidere Berlusconi che
cosa fare di se stesso. Però, in un modo o nell’altro, secondo me, il
Governo Letta ha la forza di tenere.
Anche perché Napolitano è
l’unico, in questa fase, che ha una pistola carica da mettere sul tavolo
e sono le sue dimissioni: nel momento in cui dice “io per il momento le
camere non le sciolgo” e non solo, “ma se voi non continuate a non
voler fare una maggioranza, io mi dimetto”, a quel punto, il problema
del Parlamento non sarà “autosciogliersi”, cosa che non può
fare, ma eleggere un nuovo Presidente della Repubblica. Con questa
maggioranza parlamentare, secondo lei, il Pdl si sente garantito
dall’elezione di un nuovo Presidente della Repubblica?
Non credo….
Ecco…Quindi Napolitano è l’unico ad avere un’arma carica da poter
mettere sul tavolo, mentre tutto sommato le minacce di Berlusconi o del
Pdl, devono fare i conti col Quirinale: è una situazione oggettiva in
cui, per la verità, si sono più andati ad incastrare loro che Napolitano
ad averla provocata. Questo è il punto, perché se loro fossero
politicamente forti ed avessero gestito meglio la fase elettorale e
post-elettorale, il problema non si porrebbe.
Al contrario, però, si pone perché in quelle fasi si sono combinati dei disastri.
Anche perché c’è un legge elettorale da cambiare e, a questo
proposito, Letta, al meeting di Comunione Liberazione, ha affermato come
«la legge elettorale è il cambiamento più urgente». E’
possibile che si arrivi a una sintesi a riguardo dopo che questa stessa è
stata derubricata costantemente dall’agenda di governo da parecchi mesi
a questa parte?
Ma si infatti, anche perché adesso è arrivata una proposta da Luciano
Violante, che Dio liberi, che è una cosa complicatissima…
Qual è la proposta di Violante?
La proposta di Violante parte da collegi proporzionali molto piccoli
che eleggono tre-quattro deputati e , quindi, liste in cui non ci sono
preferenze. Liste bloccate ma più piccole. Inoltre, tale proposta,
prevede anche un doppio turno. Insomma, una cosa abbastanza
cervellotica, quando la legge elettorale sarebbe semplicissima da
modificare: basterebbe prendere il Mattarellum, togliere integralmente
la parte proporzionale e lasciare i collegi uninominali, si
prenderebbero “due piccioni con una fava”.
Quindi lei sarebbe a favore di una ‘riforma’ del Mattarellum?
Sì, tagliando i collegi proporzionali hai ridotto di un quarto il numero dei parlamentari.
Ma così non sarebbe “taglio alla rappresentanza democratica” più che “taglio dei parlamentari”?
Si, vabbè, però è anche vero che gli Stati Americani eleggono due
senatori: uno Stato come la California, o come il Texas, manda al Senato
due senatori…….. io non so quanti ne elegga il Molise, per esempio
(ride nda).
Quindi sì: è un taglio alla rappresentanza, magari si
potranno pensare poi altre formule ma, alla fine, se proprio questo si
deve fare, che lo si faccia con una certa razionalità.