Ad un mese dalla morte di Isabella Viola, lavoratrice e madre di Torvaianica, le uniche due donne dell’opposizione presenti in Assemblea capitolina si mobilitano per ottenere riconoscimenti istituzionali in sua memoria.
Non si sentiva bene da diverso tempo ma aveva continuato a lavorare e in quella domenica di metà novembre aveva chiamato una collega per dirle che stava per arrivare: erano le 7 del mattino, circa. Durante quella mattina di lei non si è saputo più niente ma un dipendente dell’Atac che frequentava il bar in via Nocera Umbra, aveva capito che la ragazza morta era la Isabella del bar.
Cinquantacinque euro, questa la cifra della retribuzione giornaliera della “regina di Torvaianica”, come l’aveva chiamata il marito Alessandro. “Non aveva contratto, se stava male andava a lavoro lo stesso altrimenti non la pagavano”, affermava il marito in un articolo del 5 dicembre del quotidiano “Il Messaggero”.
In tutto questo le istituzioni cittadine sono rimaste silenziose, eccezion fatta per due mozioni: la prima è stata presentata dall’on. Vigna (Alleanza per l’Italia) con cui i consiglieri di Roma si impegnavano a devolvere, ai quattro figli di Isabella Viola, la somma equivalente al gettone di presenza percepito in occasione della seduta dell’Assemblea Capitolina; la seconda è stata presentata dalle uniche due donne dell’opposizione capitolina: Monica Cirinnà (Partito Democratico) e Gemma Azuni (Gruppo misto – Sinistra ecologia libertà).
Le due consigliere chiedevano al Sindaco di Roma, tramite la mozione (approvata nda), di “attivarsi presso le competenti autorità” perché “il Presidente della Repubblica conferisca, alla memoria della signora Isabella, la medaglia d’oro al valor civile”. In una nota congiunta Azuni-Cirinnà si legge che tale riconoscimento: “Sarebbe un modo per riconoscere lo straordinario sacrificio che questa donna compiva ogni giorno per sostenere la sua famiglia che ora si trova ad essere privata di qualsiasi forma di reddito”.
Sarebbe anche un’occasione per dimostrare la solidarietà e vicinanza delle istituzioni a tutte quelle persone che, ogni giorno con il loro unico reddito, sostengono la propria famiglia a prezzo di grandi disagi, spesso per stipendi miseri e senza la sicurezza di mantenere il posto di lavoro”.